Redatto il 31 gennaio 2022. aggiornato il 22 febraio 2022
Con una mia considerazione personale, in fondo al pezzo, sulle possibilità di accesso al web e sulla qualità dei servizi, in Italia.
di Carlo Lavalle
(reuters)
Il ruolo dei 4 giganti della tecnologia nel settore dei cavi sottomarini è sempre più preponderante, con il rischio di assumere una posizione schiacciante in grado di inibire la concorrenza
28 GENNAIO 2022
In meno di 10 anni, 4 big tech hanno assunto il controllo dei cavi sottomarini in fibra ottica attraverso cui passa il 95 per cento del traffico Internet. Facebook (Meta), Google, Amazon e Microsoft hanno progressivamente allungato le mani su questa rete strategica che connette paesi e data center di tutto il mondo. Come evidenzia un’indagine del Wall Street Journal, fino a poco tempo fa, l’uso e la proprietà dei cavi in fibra ottica faceva capo in gran parte a governi e società di telecomunicazioni. Dal 2012 ad oggi la realtà è cambiata profondamente.
Boom dei cavi sottomarini
Facebook, Google, Amazon e Microsoft sono le società che più delle altre, in questi ultimi anni, hanno investito risorse nella realizzazione dei nuovi cavi Internet sottomarini. Una infrastruttura sempre più fondamentale per le comunicazioni a livello globale che si estende lungo un percorso di oltre 1 milione e 300mila chilometri nella profondità degli oceani. Complessivamente, alla fine del 2021, secondo TeleGeography erano 436 i cavi sottomarini in funzione in tutto il mondo. Numero che, tuttavia, varia in continuazione a causa della sostituzione delle linee obsolete e l’installazione di nuove reti più moderne e aggiornate.
A sfruttare e ad accedere all’enorme capacità di questo network di fibra ottica, sempre in espansione, è una utenza multiforme : operatori di telefonia, multinazionali, istituti di ricerca e agenzie statali. Ad ogni modo, qualsiasi soggetto che si collega a Internet, indipendentemente dal dispositivo che usa, ha la possibilità di utilizzare la rete dei cavi sottomarini.
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Sono però soprattutto le grandi società tecnologiche (Ott: over the top) ad avere un interesse preminente al loro impiego. I 4 giganti della tecnologia hanno accresciuto esponenzialmente l’utilizzo dei cavi in fibra ottica sottomarini fino ad assorbire il 66 per cento della capacità totale (2020). Il passaggio all’economia dei big data e ai servizi online streaming e via cloud spiega il nuovo approccio e il ruolo centrale assunto dai colossi del web per le cui necessità commerciali è richiesta una crescente domanda di larghezza di banda.
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Le attività dei colossi tech
Il contributo dei colossi della tecnologia allo sviluppo dei cavi sottomarini è diventato decisivo e imponente tanto da riuscire a incrementare la capacità globale di trasmissione dei dati del 41 per cento nel solo 2020.
Google, che di recente ha annunciato il progetto Firmina per collegare gli Usa al Sud America, è l’azienda che ha investito più risorse. Big G è arrivato a controllare, direttamente e indirettamente, grazie anche alla partecipazione a consorzi, l’8,5 per cento del network dei cavi sottomarini, stando a quanto riporta una ricerca condotta da Itif.
Facebook, invece, dopo aver investito nel sistema 2Africa – il più lungo al mondo, oltre 45mila chilometri per tre continenti – una volta completato, insieme gruppo giapponese NEC ha avviato la costruzione del cavo transatlantico con la più alta capacità al mondo in grado di veicolare 500 terabit al secondo per connettere Europa e Nord America.
Quanto a Microsoft, in collaborazione con Facebook e Telxius (Telefonica), ha realizzato Marea, un’infrastruttura in fibra ottica di oltre 6mila chilometri per collegare Europa e Usa ma anche per migliorare le comunicazioni con Africa, Medio Oriente e Asia. Il cavo messo in posa nell’Oceano Atlantico assicura una capacità trasmissiva di 160 terabit al secondo, 16 milioni di volte più veloce di una connessione Internet domestica. Amazon, da parte sua, partecipa a diversi progetti come Bay to Bay Express (di Nec), Hawaiki e Jupiter, un cavo di più di 14mila chilometri con capacità di 60 terabit al secondo costruito per i collegamenti tra Asia e Stati Uniti. Ma la società di Jeff Bezos ha anche siglato un accordo che consente il diritto d’uso della rete Marea per la piattaforma cloud Amazon Web Services (Aws).
Nei prossimi anni, la presa dei 4 colossi tech, che nel solo 2020 hanno finanziato opere sborsando 90 miliardi di dollari, sul mercato dei cavi sottomarini sarà ancora maggiore, secondo TeleGeography. Ed entro il 2024 si prevede che Google, Facebook, Amazon e Microsoft avranno una partecipazione ad almeno 30 cavi di lunga distanza collegando tutti i continenti meno l’Antartide.
Non si può negare che il crescente intervento dei giganti della tecnologia abbia giovato allo sviluppo e al rafforzamento di un’infrastruttura chiave per le comunicazioni globali anche riducendo inefficienze e costi. Ma il rischio è che la loro posizione diventi ancora più dominante sbarrando la strada e schiacciando qualunque tipo di concorrenza.
Un piccolo spunto personale :
- Milena Gabbanelli sotto fa presente che in Italia 2,8 milioni di famiglie non ha internet
- Moltissime lo hanno ma non è efficiente: ad Albiate la fibra arriva ma solo fino in piazza, chi sta a 100 metri dalla medesima ha una ricezione pessima (mi sono fatto fare un preventivo : per avere fibra da 100 M in sù ( fino a 500 M) bisogna spendere più di 7’000 € all’anno.
- Quindi, personalmente e molto teoricamente, ho accesso ad internet ma credo che la riflessione della Gabbanelli dovrebbe includere anche il capitolo “Qualità del servizio” (come ricevo? Nel mio caso , a volte, molto male. Quanti come me? Credo moltissimi, nei piccoli centri, similari ad Albiate MB).
Chi controlla la rete – i Gafam (Google, Apple, Facebook,Amazon, Microsoft) – detiene il vero potere.
Ovviamente anche quella fisica di cui parla la Gabbanelli.



