La presentazione del libro “Le ossa dei Caprotti” il 27 maggio al Circolo dei lettori di Torino.
Dialoga con Giuseppe Caprotti Francesco Casolo che ha esordito così:
“Grazie di essere qui. Parliamo di questo libro, “Le ossa dei Caprotti”. E allora io non lo faccio molto spesso di presentare libri, mi capita ogni tanto ma non lo faccio molto spesso, e quando mi han chiamato da Feltrinelli istintivamente ho detto volentieri, che problema c’è, ma non sapevo granché di questa storia, cioè sapevo quello che si può conoscere dalla stampa, sapevo ovviamente un po’ di retroscena, però non sapevo molto di questo libro. E la cosa interessante è stata che quando ho cominciato a leggere questo libro mi sono accorto immediatamente di una cosa, cioè che non c’era solo una storia grande che veniva raccontata, ma c’era uno stile, c’era un modo di raccontarlo, c’era una voce, e questa è ormai secondo me un po’ una condizione perché un libro vada oltre alla semplice lettura, oltre al semplice trascorrere del tempo. Non solo è un libro che ho divorato. Ma è anche un libro di cui avevo voglia di parlare perché secondo me, partendo da una storia così intima, riesce ad arrivare a tutta una serie di tematiche che con modi diversi, con specificità diverse finisce comunque per parlare al cuore di molti di noi, il rapporto con un genitore, il rapporto con un fratello o una sorella, una famiglia che ha una storia così importante ma che in qualche modo ricalca anche un certo tipo di taglio, un certo periodo storico è una storia – ne parlavamo anche l’altro giorno – sicuramente anche molto settentrionale, che parla molto a noi che abitiamo in questa parte d’Italia ed è una storia che secondo me è veramente un bene, ed è un regalo che ci hai fatto a raccontare, nel momento in cui secondo me non è semplicemente andare a capire che cosa è successo a questa vicenda, a questa famiglia, ma è proprio andare a ritrovare anche una certa Italia che, poi ne parleremo, secondo me in qualche modo è cambiata, sta scomparendo, e fa parte di un’epoca storica molto molto precisa e molto interessante. Quindi la prima domanda, per non perdere troppo tempo, è come ti è venuto di scriverlo in questo momento, quanto tempo c’ hai pensato prima di farlo, com’è avvenuta anche la stesura, è stato un lavoro che hai fatto principalmente di getto o è stato oggetto di continui ripensamenti, di continue riscritture Questa è la prima cosa che mi interesserebbe sapere da te”.
Testo aggiornato il 2 luglio 2024
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