Prima stesura: 8 ottobre 2014, ultimo aggiornamento del 24 ottobre 2015.
Qui sotto trovate la classifica (dati Bloomberg, riportati da The Economist), per fatturato in miliardi (billion) di $, delle catene mondiali di supermercati nel 2013.
La freccia indica il possibile posizionamento di Amazon, se fosse una catena di supermercati.
Si tratterebbe del 6° posto, nel mondo, dietro a retailers come Walmart (che fattura più di 376 miliardi di €, pari a 476 miliardi di $, con più di 2 milioni di collaboratori nel mondo), Costco, Tesco, Carrefour e Kroger …
….infatti Amazon, nel 2013, ha fatturato più di 74 miliardi $, contro i 73,3 di Target e i 72,2 di Walgreens (vedi supra)
E sicuramente scalerà le prossime classifiche, visto che l’e-commerce cresce velocemente mentre il commercio tradizionale ha tassi di crescita molto più deboli: nel 2014 Amazon è cresciuta del 20% , con un fatturato che ha sfiorato gli 89 miliardi di e perdite per 241 milioni di $, nonostante un ultimo trimestre positivo, anche sul lato degli utili. Fonte: Le Monde, 31 gennaio 2015
Per i risultati di Amazon nel 2014 vedi Amazon quarto retailer mondiale e Carrefour solo settimo?
Se poi si guarda il traffico sui siti delle società web, seguendo questa chart di Andrea Petronio Senior Partner di Bain , pubblicata in un articolo di Retailwatch di Luigi Rubinelli, si può pensare che le grandi aziende di supermercati non siano poi così “grandi”..
….Tra il 2011 e il 2013 le vendite retail globali sono aumentate di 650m.di $ e il 30% di questa crescita è stato “intercettato” dai giganti del web.
Se chiediamo ad un giovane come si informa e dove compra, spesso ti risponderà che “Se voglio sapere qualcosa, lo cerco su Google. Se voglio comprare qualcosa, lo cerco su Amazon.”
Amazon è stata #1 e eBay #2 in uno studio di brand loyalty e customer engagement del 2014, Alibaba è stato #1 in Cina per quanto riguarda l’indice Forrester di “Shopping Experience”. ….
Andrea Petronio
V. anche : On-line il 18% del commercio mondiale nel 2030, nel quale, tra le tante cose, si evidenzia come Amazon costruisca 10 magazzini nuovi all’anno negli USA
Sulla cinese Alibaba (nata nel 1999, quando Esselunga lanciava Esselunga a Casa) regna invece ancora parecchia confusione, come avevo già segnalato in Il fatturato della spesa a domicilio in Italia .
Sopra il Corriere gli attribuisce un fatturato di 7,95 miliardi di $ mentre Il Sole parla di un fatturato molto più basso (meno di 5 miliard)…
Nella realtà nessuno dei due quotidiani italiani sembra aver ragione: il fatturato (revenues) di Alibaba nel 2013 è stato pari a 7,5 miliardi di $.
Alibaba “movimenta” invece quasi 250 miliardi di $ (vedasi il Corriere e Il Sole sopra) senza gli onerosi magazzini di Amazon ma con lo svantaggio di non avere il controllo dell’origine della merce transata (*).
Su tutti questi soldi trattiene una fee (%) che- con la pubblicità sui suoi siti – sfiora il miliardo di €, v. Il Sole 24 ore sopra o di $, vedi sempre Il Sole 24 ore dello stesso giorno, sotto…
(*) secondo Il Sole 24 ore dell’11 marzo 2015 sarebbero originali solo il 40% dei prodotti trattati dal marketplace di Alibaba.
L’altro problema di Alibaba sarebbe costituito dal rallentamento dei consumi in Cina (la crescita del PIL cinese oscilla tra il 6,5 e il 7,2%, a econda delle fonti e dei periodi, e questo sarebbe il peggior risultato degli ultimi 25 anni)
Apro una parentesi più tecnica, allegando una chart di Andrea Petronio che può far capire meglio il funzionamento di Alibaba …
1- C2C= commercio elettronico tra consumatori, facilitato da terzi (in questo caso Taobao.com, che appartiene ad Alibaba, e fa marketplace tra clienti).
“Consumer-to-consumer (C2C) (or citizen-to-citizen) electronic commerce involves the electronically facilitated transactions between consumers through some third party. A common example is the online auction, in which a consumer posts an item for sale and other consumers bid to purchase it; the third party generally charges a flat fee or commission. The sites are only intermediaries, just there to match consumers. They do not have to check quality of the products being offered” (Wikipedia).
2- B2C= Business to Consumer (rapporto tra azienda e consumatore), si tratta del marketplace, dove i fornitori vendono ai clienti ma dove l’onere della logistica, dei pagamenti, dei resi, etc., grava sui fornitori, non su Alibaba, che fa solo da tramite e prende delle fees.
3 – B2B= Business to Business (rapporto tra aziende)
4– La campagna pubblicitaria o ADV è costituita da una serie coordinata di messaggi che, veicolati dai supporti prescelti, mirano a raggiungere un obiettivo prefissato. L’importante è che i messaggi comunichino la stessa idea: in questo modo sono realmente efficaci e la campagna pubblicitaria ha un effetto di successo.
Il Sole 24 ore del 27 settembre 2014 spiega questo modello differente (da Amazon)
Qualsiasi sia la cifra annuale dei profitti, il margine operativo tenderebbe a decrementare, come spiega il Wall Street Journal del 21 settembre 2014 ma …
un margine operativo del 43% sarebbe, in %, l’ operating margin più alto di qualsiasi retailer al mondo!
n.b.: il margine operativo di Esselunga, nei primi anni 2000, oscillava tra il 30 e il 32%.


In conclusione, guardando queste cifre mirabolanti , non si può fare a meno di pensare che tutti i retailer dovranno, prima o poi, “fare i conti”con il commercio elettronico, come avevamo già detto in “Esselunga rilancia l’e-commerce”.
E la quotazione del gruppo terminatasi, secondo i dati de Il Sole 24 ore del 19 settembre 2014, a 230 miliardi di $ (quasi pari al transato di Alibaba ma con un fatturato diretto ed un numero di dipendenti di poco superiori all’Esselunga), fornirà sicuramente ampi spunti di riflessione a tutti i distributrori.
I 250 miliardi transati dovrebbero invece far pensare molti industriali italiani che volessero esportare la loro merce in Cina.
p.s.: il titolo, dal 19 settembre è calato da 93,38 $ ad azione a 88, 3 $ (vedi sotto la chiusura di oggi) che sono sempre 20 $ in più del prezzo fissato per la quotazione (IPO).
Alibaba Group
NYSE: BABA – 08/ott 19:56 ET
A brevissimo il carrello virtuale cinese potrebbe valere molto di più di quello americano, anche perchè in Cina meno del 50% della popolazione è collegata ad internet .
In conclusione si può dire che se le cifre dell’e-commerce, a livello globale, sono interessantissime – negli USA il commercio elettronico raggiungerebbe già il 10% del totale dei ricavi del commercio totale – i modelli, di Jeff Bezos e di Jack Ma, presentano seri punti interrogativi, dovuti a
- forti costi per Amazon
- alla contraffazione dei prodotti venduti per Alibaba.
Sotto : Andrea Petronio, senior partner di Bain



