Redatto il 4 aprile 2022, aggiornato l’11 maggio 2023
Dai meloni mantovani, ai pomodori e alle galline sarde, per finire con le mucche siciliane, la situazione dei piccoli produttori agricoli è tragica.
Ve la descriviamo con quattro articoli e relativi link, che trovate sotto.La conclusione è datata maggio 2023.
Sulla carta è una bella idea. Giustissima.
Ma nella pratica chi lo farà?
Mistero, visto che molti agricoltori rischiano di finire fuori mercato.
Per capire meglio la situazione, già disastrosa durante il Covid, e prima della guerra in Ucraina, leggi ” le mie spiegazioni sul Perchè ho parlato a Presa Diretta, dove si vede chiaramente che l’agricoltura è sicuramente il settore produttivo che, negli anni, è stato più penalizzato in Italia.
Ne ho poi riparlato recentemente, a proposito del miele e del latte: vogliamo che i contadini e gli allevatori smettano di produrre?
Basta continuare così.

Frutta e verdura:
Mantovano
Meloni, caro prezzi e shock energetico, Francescon: “Riduciamo le superfici del 10%”
23 Marzo 2022
Nell’incertezza della situazione attuale, con le aziende agricole schiacciate dai costi di produzione insostenibili e con lo shock energetico causato dalla guerra in Ucraina, per la campagna estiva di meloni e angurie si prospetta una generale riduzione delle superfici e dei trapianti. Ne abbiamo parlato con Bruno Francescon, presidente di OP Francescon, realtà di Rodigo (Mn), parte a sua volta di AOP Mantuafruit, leader in Italia per i meloni e le angurie di qualità premium: “Ridurremo le superfici del 10%”, rivela. Alessio Orlandi, direttore commerciale di Mantuafruit, ci parla invece di programmazione e rapporti con la Gdo: “Sul mercato non ci sarà più spazio per le offerte selvagge”…
Sardegna
Produttori sardi schiacciati dai costi e strozzati dalla Gdo: la denuncia di CNA
24 Marzo 2022
Per non aumentare i prezzi, la grande distribuzione fa pagare i rincari ai piccoli produttori. A lanciare l’allarme è CNA Agroalimentare Sardegna, che sottolinea come le aziende agricole dell’isola, già in sofferenza per gli aumenti insostenibili dei costi di produzione, a cui hanno fatto seguito le complicazioni della guerra in Ucraina e il blocco dei trasporti della scorsa settimana, non trovino margine di dialogo con la grande distribuzione, che non è disposta a rivedere i listini. Così i produttori, specie quelli più piccoli, rischiano di non riuscire a sopravvivere….
…La speranza, paradossale, è che si debba produrre e vendere poco per limitare il danno. “Meglio lavorare meno, che rischiare il fallimento”.

ANIMALI :
Sardegna
17 marzo 2022
Non arriva il mangime dalla penisola, rischiano di morire 5000 galline a Scano di Montiferro
Allarme nell’azienda Avicola Montiferru: “Abbiamo autonomia solo per domani”…
…Se il carico in arrivo dalla Penisola non arriverà le galline, prive di cibo non faranno più le uova: “Se rimangono 2 o 3 giorni senza mangiare vanno in muta e dobbiamo aspettare un mese prima che ricomincino a produrre”.
La perdita sarebbe ingente, considerando che cinquemila galline in un giorno producono quattromila uova.
Antonio Moretti, responsabile di Acli Terra. “Capiamo e condividiamo la lotta dei trasportatori e siamo solidali con loro”, ha dichiarato Antonio Moretti, responsabile di Acli Terra Oristano. “Le aziende agricole vanno, però, tutelate e difese in questo difficile momento, dove anche gli approvvigionamenti delle materie prime a livello internazionale stanno creando forti disagi con conseguente crescita dei prezzi”.
Sicilia
29 marzo 2022
Nel ragusano dei produttori si vedono costretti ad abbattere 700 animali
“perché non ce la fanno più con i costi”.
N.B. del sottoscritto sulle mucche : costa di meno abbatterle e farle ritirare sul posto che portarle al mercato o consegnarle alla gd, magari vendendole sottocosto. Nel caso dei bovini da latte si abbattono i capi meno produttivi, leggi in proposito : La guerra alza del 30% il prezzo di latte e formaggi
Il quadro è completato da questo stralcio di un articolo de Il Fatto Alimentare :
Ad essere più penalizzati, con i maggiori incrementi percentuali (tra il 65 e il 70%), sono i seminativi, la cerealicoltura e l’ortofloricoltura per l’effetto congiunto dell’aumento dei costi energetici e dei fertilizzanti, seguiti dalle aziende che operano principalmente con la produzione di latte (+57%). Più contenuti sono gli aumenti per le colture arboree agrarie e per la zootecnia estensiva. A livello medio nazionale l’aumento dei costi si attesterebbe al +54% con effetti molto rilevanti sulla sostenibilità economica delle aziende agricole, in modo particolare per quelle marginali.

L’attuale crisi internazionale congiunturale può determinare in un’azienda agricola su dieci l’incapacità di far fronte alle spese necessarie a realizzare un processo produttivo, estromettendole di fatto dal circuito (*). Tale percentuale era prima della crisi del tutto irrilevante, pari all’1% delle aziende Rica ( Rete d’informazione contabile agricola, gestita dal CREA politiche e bioeconomia, fonte ufficiale UE, che monitora il reddito e le attività delle imprese).
(*) a me, personalmente, questa sembra un’affermazione ottimistica, soprattutto vedendo quel che sta accadendo in Lombardia, dove la situazione, aggravata dalla siccità, è drammatica.
E, a luglio 2022, arrivano le prime conferme di quanto affermato sopra : Italia : le stalle di montagna chiudono.
Leggi anche: La siccità abbatte il Pil agricolo del 10%. Danni alle imprese per 6 miliardi di euro e Pomodoro : balzo dei costi del 25%.
Negli altri paesi europei i problemi sembrano essere gli stessi : fertilizzanti, gasolio, mangimi ai quali si aggiungono i problemi nel ricevere finanziamenti dalle banche. E poi c’è il cambiamento climatico, che viene sempre trattato come se fosse una variabile indipendente dall’economia e dalla salute.
Ma così non è.
A gennaio 2023 arriva l’ennesima riconferma : Fuga dall’agricoltura: nel 2022 chiuse 3.363 aziende in Italia, al netto delle nuove aperture.
Poi c’è tutto il mondo del largo consumo, legato a Confindustria : Centromarca : il 30% aziende del largo consumo con margini negativi. E il resto del mondo : Guerra Russia – Ucraina : rischio carestia per i paesi più poveri.
Conclusione del 7 maggio 2023:
mi è stato detto che le aziende chiudono ma l’estensione dei fondi si amplia. “Il numero di aziende agricole nell’UE si è ridotto di oltre un terzo dal 2005. Mentre l’azienda agricola media è diventata più grande”
Il problema è che i redditi – da fame ( si parla di 20’000 € all’anno per persona) – degli agricolltori non salgono.

Leggi: Gli agricoltori sfidano l’agenda verde dell’UE del 19 aprile 2023. Nella traduzione in italiano vi si legge :
“Il settore rappresenta l’11% del Gas serra totali emissioni, una proporzione quasi pari a quella di 20 anni fa.
Gli ossidi di azoto contenuti nei fertilizzanti, così come l’urina animale e gli escrementi, sono una parte significativa del problema, con forti concentrazioni di azoto che incoraggiano le specie invasive a sommergere altre piante, portando alla perdita di biodiversità.
Ma il settore è molto difficile da regolamentare; i 9,1 milioni di aziende agricole dell’UE variano per tipo e scala, da imprese industriali con migliaia di “unità di bestiame” – la misura per gli animali da allevamento – a piccoli proprietari terrieri con una manciata di viti e alcune capre.
In genere opera anche su margini molto sottili“.
E quindi si torna a quanto appena detto.
Quello che colpisce nelle riflessioni tratte dal Financial Times è la conclusione sulla “mancanza di visione” (su come far crescere i redditi degli agricoltori) che si traduce in una diminuzione della Superficie Agricola Utilizzata (SAU), in Italia – vedi sotto- e in Europa (“Farmland shrinks across Europe” : le terre dedicate all’agricoltura diminuiscono in Europa).



