di Giuseppe Bascietto, giornalista, ufficio stampa CISL (via Facebook).
1° dicembre 2020
Questa è una storia ordinaria di chiusure e licenziamenti, di trattative iniziate e mai concluse, di famiglie a cui è stata negata la speranza di disegnare il proprio futuro e di politici con cariche istituzionali che promettono speranza e vendono illusione. Un binomio micidiale che genera sfiducia e disaffezione verso la politica e le istituzioni.
Per capire cosa è successo è necessario riavvolgere il nastro del tempo al 31 dicembre 2019. Quel giorno il gruppo Simply – Auchan cede il suo marchio e tutti i punti vendita a Conad e Margherita distribuzione.
L’operazione viene sbandierata come la rivincita della Grande Distribuzione organizzata italiana su quella straniera. È stata la più grossa operazione di acquisizione degli ultimi anni. Si parla di oltre un miliardo di euro versati ai francesi per cedere marchio e mercati. L’euforia dura solo qualche settimana.
La notizia che gela tutti arriva dall’antitrust. Conad deve vendere una parte dei supermercati acquisiti altrimenti rischia un’accusa di abuso di posizione dominante. Ma non è solo questo a gettare nello sconforto i lavoratori. L’operazione di Conad, con il passare dei giorni e delle settimane, inizia ad essere più chiara. Spacchettamento del gruppo e cessione dei punti vendita a privati. Finisce l’era della gestione diretta inizia, in molti casi, quella della gestione familiare dove molti supermercati sono stati ceduti a singole famiglie. Così tra cessioni, spacchettamenti e vendita l’operazione Simply – Auchan si conclude.
Rimangono in ballo in tutta Italia poche centinaia di punti vendita. In molti casi il personale viene ricollocato mentre in altri, come per i quattro supermercati di Roma tra cui quello di via Isole del Capoverde a Ostia, la Conad, inspiegabilmente, cede la licenza ai proprietari delle mura, liberandosi da ogni responsabilità e avviando la cassa integrazione e il licenziamento.
La storia di Ostia, però, merita una chiosa a parte perché il punto vendita di via Isole Capoverde e tra i più prolifici della Capitale. E allora perché chiudere un supermercato che va bene? A questa domanda Conad e Margherita non hanno mai risposto, o meglio una risposta l’hanno data dichiarando gli esuberi e licenziando gli oltre 40 lavoratori e lavoratrici del mercato Simply sma di via Isole Capoverde a Ostia.
In realtà hanno imposto ai lavoratori di rinunciare obbligatoriamente a continuare il lavoro che svolgevano da oltre 20 anni. A loro Margherita distribuzione non ha permesso di scegliere. Li ha convocati e con due parole secche e fulminanti gli ha detto quello che nessuno vorrebbe sentire: siete licenziati. Adesso siete liberi di determinare il vostro futuro prossimo scegliendo tra un licenziamento senza incentivo e un licenziamento con incentivo. In pratica li ha messi con le spalle al muro obbligandoli a scegliere la strada meno ripida. Insomma, la storia che si è conclusa il 30 novembre è stato un enorme suicidio di massa assistito perché con la chiusura del punto vendita e del licenziamento si sono uccise speranze e sogni di intere famiglie che oggi non possono guardare al futuro ma solo al presente. Adesso questi lavoratori e le loro 40 famiglie festeggeranno il Natale con l’amaro in bocca e berranno lo spumante per festeggiare il nuovo anno dal calice della disoccupazione. Eppure a settembre la trattativa con il gruppo Ingrande era quasi alla conclusione. Infatti il 30 settembre si sarebbero dovuti vedere dal notaio per chiudere l’acquisizione del punto vendita di Via isole del Capoverde. Ma in zona cesarini, la proprietà delle mura rifiuta l’offerta facendo saltare di fatto la trattativa e spiazzando sia Margherita Distribuzione che i sindacati e i dipendenti. Un colpo di scena degno di un romanzo giallo. Nessuno si aspettava un finale del genere. A questo punto si cercano altri investitori dato che la proprietà delle mura si era dimostrato favorevole ad altre opzioni.
Qualche giorno dopo, agli inizi di ottobre, si fa avanti il gruppo Unicomm che è disposto a pagare più di quello che aveva offerto Ingrande. Ma anche qui niente. La proprietà delle mura si oppone. E in questo turbinio di trattative partite e stoppate si arriva al 30 novembre. Ultimo giorno disponibile per accettare la proposta di Margherita di essere licenziati con l’incentivo. Accettano tutti. Anche perché la soluzione sarebbe stata Cassa integrazione e mobilità. E anche se si fosse arrivato a trovare un accordo sulla ricollocazione dei lavoratori si sarebbe parlato di punti vendita fuori dal territorio di Ostia. Per molti impossibile da accettare visto che erano assunti a 20 o 24 ore.
Nella settimana precedente sindacati e lavoratori si erano rivolti alle istituzioni locali, ad alcuni politici. Hanno ricevuto solidarietà e promesse, ma alla fine nessun politico è più ritornato sul caso o si è interessato al problema. Il licenziamento di oltre 40 dipendenti che a fine mese devono pagare la rata del mutuo o del prestito, pesa come un macigno su Conad – Margherita che ha fatto l’opposto di quello che sbandiera nella sua pubblicità, trattando i dipendenti non come persone ma come numeri, oggetti che, usurati dal tempo, si possono buttare perché non servono più.
Ma dietro questi numeri freddi, non dobbiamo dimenticarlo, ci sono persone come Alessandra, Roberto, Vincenzo, Romina, Paolo, Valerio, Rosalba, con le loro storie, le loro esperienze, le loro professionalità acquisite in oltre venti anni di assunzioni.
E se fossero vere le voci che proprio lì dovrebbe sorgere un nuovo supermercato con nuovi dipendenti, che verranno assunti con contratti a termine, per periodi lavorativi brevi, saremmo di fronte ad una delle più sporche manovre di sempre fatta sulla pelle dei 40 lavoratori e delle loro famiglie.



