Premessa : la nonna ha contribuito con i suoi soldi (svariate centinaia di milioni), all’acquisto da parte dei fratelli Caprotti della Supermarkets Italiani (Esselunga) dagli americani, negli anni ’60.
Oggi, 1° maggio, Festa del Lavoro, ho deciso di raccontare una storia nella quale il tema del lavoro è centrale. Il lavoro nobilita l’uomo, qualsiasi sia il suo ceto.
Nel lontano 1981, quando studiavo a Parigi andai a trovare la nonna Marianne che ivi si trovava, in rue Maspero, nel XVIeme arrondissement della Ville Lumière.
Era primavera.
Pranzammo insieme e poi, non ricordo perchè, finimmo a parlare delle vicende familiari che, all’epoca, opponevano Claudio e Guido Caprotti al fratello maggiore Bernardo.
I tre fratelli stavano litigando dal 1972 e un arbitrato doveva dirimere una disputa sulle quote azionarie e i beni che, in parte, erano ancora indivisi dalla morte del nonno Giuseppe, detto Peppino, nel lontano 1952.
La nonna aveva preso le parti dei due fratelli minori.
A Milano, come si vede dalla carta delle lettere che seguono, la nonna aveva lasciato la casa di via del Lauro e a Milano abitava, in affitto, in piazza Belgioioso .
Il pranzo era andato bene ma arrivati al caffè la nonna attaccò verbalmente Bernardo e altre persone della famiglia. Io presi le difese di mio padre e una volta uscito da casa sua non mi feci più vivo.
Infatti il 10 settembre 1981 ricevetti la prima lettera che segue, in francese, della quale troverete una traduzione sotto…
Mio caro Giuseppe, davanti al tuo silenzio ostinato nei miei riguardi e al tuo comportamento incomprensibile mi sono decisa a scriverti queste poche righe in francese perchè mi è più facile… …credo tu mi debba decisamente una spiegazione sul tuo comportamento verso di me. Nella vostra infanzia, ho dedicato a te e a tua sorella, otto anni della mia vita e vi ho amati come se foste figli miei. Ho cercato di addolcire il più possibile le vostre piccole esistenze…
Seguivano delle critiche su alcune persone della famiglia che ho evitato d’inserire…
E siccome io le rispondevo con una cartolina, della quale non sono in possesso, lei mi rispondeva, questa volta in italiano, il 28 gennaio 1982.
Di seguito ho trascritto solo l’ultimo pezzo, evidenziato qui sopra
Caro Giuseppe… … Per quanto riguarda il contrasto allucinante di famiglia penso che, per voi giovani, sia molto difficile dare un giudizio imparziale ed equo, perchè non sapete con esattezza i dati (=les donnèes, si tratta di un francesismo) del problema. ed è pure impossibile a chiunque di giudicare seriamente una situazione…
… complessa e complicata, sentendo solo “una campana”, ed il tuo giudizio me lo conferma. mi parli di una lotta per il “POTERE”- quale POTERE? Io so soltanto che i miei due figli minori sono stati privati entrambi del loro lavoro e quindi della loro vita. Imparerai con l’esperienza, che, all’infuori della famiglia, e di una moglie, più o meno azzeccata, per gli uomini, la vita è rappresentata dal proprio lavoro. Anzichè una lotta per il potere chiamala piuttosto una lotta per la soppravvivenza, sacro dovere quando si hanno dei figli e delle responsabilità. Non tutti sono come me, ormai con la sola responsabilità di me stessa, cosa che mi ha permesso di trascurare completamente i miei interessi, sino alla rovina di un Patrimonio che dovrebbe esserci ma che non ci sarà mai più. Debbo però aggiungere, per chi sa difendere la propria posizione che se ci fosse questo Patrimonio sarei trattata e considerata molto diversamente in questa famiglia e nessuno si permetterebbe di ignorarmi e di mettermi continuamente al bando dalla propria vita. Così vengo trattata da anni, caro Giuseppe, solo perchè non posso sempre approvare certe cose e chinare la testa davanti a fatti che non condivido. Sono stata tenuta all’oscuro del matrimonio di tuo padre con Giuliana, della nascita di Marina, messa da parte per il battesimo, insomma esclusa dalla famiglia, e, per finire, azzerata della mia partecipazione azionaria della Bernardo di Caprotti (= la ManifatturaCaprotti), senza nemmeno essere avvertita.
Per quanto mi è dato di sapere il matrimonio di Bernardo, con Giuliana Albera, avvenne nel 1971 mentre Marina Caprotti nacque nel gennaio del 1978.
Tra il 1975 ed il 1977 la Manifattura, che si trovava ad Albiate, ebbe un tracollo ma mentre Claudio e Guido avevano le quote della Supermarkets Italiani (Claudio il 33% e Guido il 10,3%) che deteneva Esselunga, che si fecero liquidare a seguito dell’arbitrato, la nonna aveva solo il 10% delle azioni della Manifattura che le aveva lasciato il nonno Giuseppe.
Queste passarono alla Supermarkets Italiani, controllata da Bernardo, con un aumento di capitale ma senza esborsi di denaro nei confronti della nonna nell’aprile del 1977 :”azzerata della mia partecipazione azionaria…senza essere nemmeno avvertita”.
E questo avvenne anche se, mi risulta, che la nonna avesse contribuito con i suoi soldi (svariate centinaia di milioni), all’acquisto da parte dei fratelli Caprotti della Supermarkets Italiani dagli americani, negli anni ’60.
Nel 1975 aveva ricevuto una “rendita vitalizia” dai tre fratelli (vedi , di seguito, un pezzo della convenzione tra madre e figli) , con il presupposto però di avere ancora una partecipazione nella Manifattura Caprotti.
Ma, al momento di questa corrispondenza con me, nel 1981 e nel 1982, il suo patrimonio (*) non c’era più.
(*) corrispondente al valore delle azioni della Manifattura e ai soldi prestati per l’acquisto della Supermarkets italiani, solo in parte recuperati tramite il versamento di interessi.
La nonna, nella convenzione stipulata con i figli, aveva rinunciato al patrimonio immobiliare della famiglia.
M.M.C.= Marianne Maire in Caprotti
M.C. S.p.a. = Manifattura Caprotti
Lo stesso è toccato allo zio Claudio. Cosa vuoi di più per dirmi che mi sono comportata malissimo? Mio povero ragazzo! Ti hanno farcito la testa in modo pietoso, lasciando sempre dominare la gelosia!
Intendiamoci bene, la gelosia di tutti e da parte di tutti anche per l’affetto che mi portavate da piccoli e che è stato distrutto sistematicamente.
Tutto ciò è molto triste, specialmente per voi, perchè la vita è già abbastanza crudele per non permetterci di rifiutare gli affetti veri e sinceri ti abbraccio
La tua nonna Marianne
La nonna era originaria di Epinal ( che si trova nei Vosgi, nella regione della Lorena francese), famosa per le sue stampe.
Non credo di potere ne di dover entrare nel merito di cose complesse e lontane come le dispute riguardanti i fratelli Caprotti e la nonna Marianne.
Posso solo dire che:
1) la parola chiave, già usata da Dominique Bennett, riappare anche in questa lettera: il motore di tutti i conflitti nella nostra famiglia è stata la gelosia!
Anche l’espressione “al bando” era particolarmente azzeccata: i conflitti nella nostra famiglia non sono mai stati gestiti, le persone sono sempre state “eliminate”.
2) nel 2004, pochi giorni dopo la mia uscita da Esselunga, un parente stretto mi disse: “Oh no, la storia si ripete!.”
E queste parole, con quelle relative al lavoro e alla vita della lettera della nonna, che oggi posso definire profetiche, me le ricorderò finchè campo.
Ho perso il lavoro come i miei zii e come loro sono finito in causa contro Bernardo Caprotti.
Come mio zio Claudio, sono stato “assente giustificato” per 7 anni ai c.d.a. delle società del gruppo, per poi perdere il posto di consigliere.
Ma come dice Jodorowsky (sotto), forse una maledizione può diventare una benedizione.
Per le generazioni future.
Alejandro Jodorowsky, a proposito dei rapporti suoi e dei fratelli con il padre:
Quello che hanno subito loro, lo stanno facendo a te. A meno che non ti ribelli, farai anche tu lo stesso ai figli che avrai. Le sofferenze famigliari, come gli anelli di una catena, si ripetono di generazione in generazione finchè un discendente, in questo caso forse tu, acquista consapevolezza e trasforma la sua maledizione in una benedizione. A dieci anni avevo già capito che per me la famiglia era una trappola da cui dovevo liberarmi , o morire.
Sotto : con lo zio Claudio che mostra il libro ” La spesa è uguale per tutti ” di Emanuela Scarpellini, ad Albiate , nel 2016.



