Queste due riflessioni integrano bene i concetti espressi in ” Prodotti a marchio privato : come potrebbero diventare più sostenibili ecologicamente ed economicamente “.
La prima è di Andrea Petronio, professionista che conosco più di 15 anni e che stimo.
…Cosa può fare in questo contesto il retail che vuole resistere?
“Nell’immediato”, illustra Petronio, sintetizzando alcune linee guida individuate da Bain & Co. “i retailer devono individuare ed aggiornare puntualmente lo spazio di manovra possibile sui prezzi e di riduzione dei costi di acquisto”. In che modo? “Aumentando la frequenza di monitoraggio dei prezzi e della percezione dei clienti. Evitando tassativamente i “prezzi fuori mercato” sui prodotti chiave ad alta visibilità. Valutando al meglio il trasferimento dei rincari delle materie prime sui prodotti acquistati per poter avere argomentazioni solide rispetto ai fornitori. Individuando ed indirizzando i consumi su alcuni prodotti, per massimizzare il margine. Implementando senza indugio tutte le iniziative possibili per ridurre attività non indispensabili: analisi recenti dimostrano che vi sono margini di recupero di efficienza mediamente compresi tra il 5 e il 10%”. Una crisi del genere però, non si risolverà in poco tempo e pertanto, per meglio contrastarla, dovranno essere pianificate anche azioni di più ampio periodo. Si dovranno poi pianificare interventi visibili e convincenti per salvaguardare il portafoglio clienti e approfittare per conquistarne di nuovi, proseguire nell’ottimizzazione dei costi rimuovendo tutto quello che non è imprescindibile.
“Nel medio termine” conclude Petronio, “occorrerà semplificare e ristrutturare gli assortimenti attorno ad una proposta per il cliente ancora più focalizzata, di valore e senza sprechi. Sarà necessario localizzare quanto più possibile le forniture accorciando la supply chain. Saranno imprescindibili maggiori collaborazioni di scala con fornitori e partner strategici e privilegiare investimenti in strumenti, tecnologie e abilitatori per accelerare la trasformazione energetica, digitale e sostenibile. Insomma: la ricetta per affrontare queste discontinuità è varia ed articolata, rispetto al proprio punto di partenza e al grado di severità degli impatti che si stanno materializzando. Tutto ciò evitando di catapultare la propria organizzazione e le proprie risorse in una ricerca affannosa di sole soluzioni con impatto immediato, prescindendo da una doverosa riflessione di medio termine che valuti i diversi scenari possibili”…
La seconda è del Financial Times: la gd francese (Carrefour, Picard e altri) si sta attrezzando per fronteggiare la crisi energetica abbassando i consumi, soprattutto durante le ore di punta.
Così i polli vengo arrostiti un’ora prima, le luci abbassate quando non necessarie, i banchi del freddo sostituiti, etc.
Anche perchè bollette energetiche raddoppiate – ad esempio per un supermercato di 1000 mq si parla di 160’000 – 200’000 € – rischiano di cancellare i profitti di molti operatori.