Redatto a febbraio, aggiornato ad aprile 2025
N’Djamena il 4 febbraio 2025
Perchè andare in Ciad? Molti me l’hanno chiesto. Alcuni me l’hanno vivamente sconsigliato, probabilmente perchè non conoscono il paese, se non per sentito dire.
Io ci sono andato e posso smentire tutti i luoghi comuni
Il Ciad sono stato anche nella capitale ma il cuore del mio viaggio ha riguardato le montagne dell’ Ennedi, nel Sahara.
Questo complesso montuoso è abitato dal popolo Tubu che vuol dire “popolo delle montagne“. Si tratta di 250’000 nomadi che abitano e controllano una regione montuosa ad est del Ciad (Tchad in francese), grande, più o meno come la Francia (il Ciad ha una superficie globale che è doppia rispetto alla Francia).
I Tubu vivono in capanne senza acqua corrente, elettricità, internet, etc. e sono essenzialmente cammellieri e pastori.
Gli uomini si occupano dei cammelli perchè servono per le carovane, con le quali trasportano beni – ad esempio il sale – che poi rivendono.
Negli ultimi secoli, nella loro economia di sussistenza, le uniche novità industriali che sono state introdotte sul loro territorio sono le lampade a petrolio e la plastica, che serve per le taniche d’acqua. Ad alcuni – pochissimi, ricchi – le taniche servono per la benzina della moto o del pick- up (auto).
I Tubu vivono in un paradiso incontaminato che, con le temperature, che in alcuni momenti dell’anno, superano i 45 gradi, può diventare un inferno.
E’ molto difficile che i bambini vadano a scuola e non ci sono medici nè medicinali. Solo i più forti sopravvivono.
Vederli sorridere è raro, non amano essere fotografati e nella loro lingua non esiste la parola “grazie”.
A contatto con loro si riscopre la differenza tra cosa è importante, utile e superfluo.
Nella durezza di questo ambiente aspro, la parola importante diventa “essenziale“.
Molte cose che all’arrivo del nostro viaggio sembravano importanti hanno, mano a mano, perso senso (avevo con me 15 kg. di bagaglio: poco? Alle fine del viaggio non avevo neanche utilizzato tutto quel che avevo portato!).
La fierezza ingenua dei Tubu e le montagne che li attorniano mi mancano, mi mancheranno.
Ma non so se la situazione geopolitica permetterà un mio ritorno perchè dopo il Mali nel 2022, poi il Burkina Faso e il Niger nel 2023, il Ciad di Mahamat Idriss Déby ha infatti rotto unilateralmente gli accordi di cooperazione militare con la Francia nel novembre 2024, ritenuti “obsoleti” e “superati” – precipitando, a gennaio, la partenza di un migliaio di soldati dall’ultimo punto di ancoraggio dell’operazione anti-jihadista “Barkhane”, fermata alla fine di novembre 2022..
All’influenza francese il paese ha preferito l’orbita russa: sotto vedete uno dei tanti Ilyushin 76 TD che transitano notte e giorno a N’Djamena.

Il Ciad potrebbe decidere di chiudersi come è successo con i vicini Mali e Niger (quest’ultimo, ad esempio, ha appena espulso la delegazione della Croce Rossa), anche se, a dire il vero, in questi due paesi ci sono delle ragioni religiose, legate alla guerriglia fomentata da formazioni estremistiche islamiche, che in Ciad (*) non sono presenti).
Il Ciad è strategico per la sua posizione , tra il Niger, che è sulla rotta dei migranti per L’Europa e il Sudan che è una polveriera a causa della guerra civile che vi imperversa e le centinaia di migliaia di sfollati, che hanno attraversato il confine e si trovano ormai anche nel paese.
«Semplicemente non c’è abbastanza acqua»..
C’è poi il rischio di un conflitto con il Sudan, che è stato adombrato alla fine del mese di marzo. E il governo ciadiano non può permettersi di non avere protettori dei suoi aeroporti poichè il suo armamentario offensivo consiste in pochi aerei sovietici Sukhoi
Anche Marine Le Pen lo ha capito e infatti ha appena visitato il paese per cercare di recuperare il terreno perso da Macron.
(*) Boko Haram è presente ma solo nella zona del lago Ciad.

In Sudan sono molto attivi i russi (*) mentre in Ciad si muovono, aprendo moschee, i Sauditi.
Comunque tornando ai Tubu, ignari di geopolitica ed impegnati a sopravvivere, con i cammelli e pochissimo turismo – qualche centiania di persone all’anno – qui, di seguito, trovate una serie di immagini che rendono in parte l’idea su cosa sia l’Ennedi:
nonostante tutti i suoi problemi e le sue incognite il paese, con i suoi abitanti e la sua natura, rimane uno dei più affascinanti che abbia mai visitato.
P.S.: chi pensa che questo viaggio sia stato una “follia” deve sapere che ero in Libia, dieci giorni prima che cadesse Gheddafi. Grazie a Tommaso Ravà, ad Edouard e ad Hamada.
Ma anche a Benedetta, Nicos, Giulia, Federica e Silvia.


