Leggo, come molti, sul Corriere che in Esselunga che nel 2010 (?) ci sarebbe stata una congiura.
Ho la memoria ancora buona e mi ricordo che ce ne sarebbe stata un’altra, nel 2004.
Il condizionale è opportuno, visto il seguito…
N.B.: La nota acclusa al bilancio 2004, citata qui sotto (nel 2005) è infamante e mi diffama ma da relatore “obbiettivo” la pubblico, tanto chiunque può trovarla su internet.
E’ anche giusto che i lettori vengano a conoscenza del linciaggio a cui sono stato sottoposto nel passato. Molti se lo sono dimenticati
In ambedue le congiure i protagonisti sarebbero stati i manager (e i figli di primo letto, Violetta e Giuseppe, in un modo o in un altro).
Vien subito da aggiungere : “come avrebbero potuto prendere il potere questi manager, visto che tutto era sempre in mano a Bernardo Caprotti”?
Comunque ho inteso che nel complotto più recente il referente sarebbe stato il signor Paolo De Gennis, ex vice presidente di Esselunga.
De Gennis ed io non ci siamo mai piaciuti, sin dal nostro primo incontro avvenuto a Limito di Pioltello , quando io ero ancora un ragazzo. Sulle liti che ho avuto con mio padre sull’argomento De Gennis si potrebbe quasi scrivere un libro, tanta è stata la corrispondenza tra di noi.
Ricordo che nel 1998 mio padre mi disse che mi nominava vice presidente di Esselunga anche perchè così “De Gennis mi avrebbe rispettato”, visto che ogni tanto mi “faceva i dispetti”.
L’ultima lite con mio padre, nel dicembre del 2003, dove minacciò di far intervenire le guardie (descritta nella mia recente intervista a L’Espresso), ebbe come oggetto la permanenza o meno in azienda del signor De Gennis.
Ovviamente io – per mille motivi – volevo la sua partenza, mio padre no. Ha aspettato altri sette anni prima di mandarlo via, nel 2010, dopo 48 anni in Esselunga.
Sono la persona più indicata per parlare di de Gennis per due motivi:
– ne conosco pregi e difetti da una vita
– essendo uscito da Esselunga ormai da 10 anni vedo tutto con maggior obiettività e distacco
Se potessi dirne male lo farei, visto che ha anche fedelmente partecipato alle epurazioni che hanno seguito la revoca dei miei poteri in Esselunga.Ma Paolo De Gennis è l’ultima persona che vedrei a capo di una congiura.
De Gennis è fondamentalmente quello che si definirebbe un uomo d’ordine. E poi se è vero che mi è stato ostile tante volte, anche irrazionalmente, non è una persona intrigante.
E’ stato un uomo di una fedeltà infinita: mai avrebbe pensato, neanche per un minuto, di spodestare l’unico capo da lui riconosciuto come tale, overossia Bernardo Caprotti.
Non entro nel merito di vicende relative a mia sorella ma aggiungo che
se la prima ipotesi di congiura, nel 2004, è ridicola, questa è assolutamente grottesca.
Dal 2003 sono usciti da Esselunga 160 manager e questi – in due occasioni distinte – avrebbero complottato contro Bernardo Caprotti?
Suvvia… siamo seri!
P.S.: probabilmente De Gennis, che nel 2007 era “valido” ,adesso, è passato a far parte della “Gang” (vedi sotto)
benvenuto nel “Club”!
Sulle presunte congiure aggiungo che in famiglia si poteva non andare d’accordo, chiudere i rapporti in azienda evitando di :
1) fare tutto questo baccano , come ad esempio la nota acclusa al bilancio 2004, citata nel Corriere del 2005, “Esselunga, intesa corta” , v. supra.
2) raccontare falsità (vedi anche Caprotti, Lombardini e ‘Ufficiale e Gentiluomo’)
3) arrivare a degli spiacevoli strascichi giudiziari.
Conosco famiglie che hanno terminato i loro rappporti di lavoro in modo civile e dignitoso, senza scandali.
Nel 2003 nell’ azienda sud africana Pick n Pay, il figlio Ackerman, Gareth (vedi di seguito il suo biglietto da visita..) sparì dagli organigrammi aziendali, senza rumore. Mio padre ed io conoscevamo sia lui che il padre.
Oggi la Pick n Pay prosegue il suo percorso di crescita in tutta l’Africa.
Alla fine di questo anno Pierre Olivier Beckers uscirà da Delhaize, nello stesso modo.
2) Sul futuro dell’azienda non posso che tornare alle Memorie di Adriano, evidenziandone un passaggio ancora inedito sul mio sito:
“Più semplicemente si rifiutava di prendere in considerazione la sua fine: si vedono così, nelle famiglie, dei vecchi ostinati morire senza aver fatto testamento. Per loro non si tratta di tenere per sé i propri tesori o il loro impero, dai quali si sono già in parte staccati, ma di non stabilirsi nello stato postumo di un uomo che non ha più decisioni da prendere, non ha più sorprese da causare, più minacce o promesse da fare ai viventi. Lo compiangevo: eravamo troppo diversi perché potesse trovare in me quel continuatore docile, che avrebbe usato i suoi stessi metodi, che avrebbe fatto persino i suoi stessi errori e che la gran parte delle persone che hanno esercitato un’autorità assoluta cerca disperatamente sul letto di morte. Ma il mondo intorno a lui era vuoto di uomini di Stato: ero il solo che potesse prendere senza mancare ai suoi doveri di buon funzionario e di grande principe: quel capo abituato a valutare stati di servizio era più o meno obbligato ad accettarmi. E quella era un’eccellente ragione per odiarmi.”
Marguerite Yourcenar
Mio padre, al contrario dei personaggi generici citati nel libro (i “vecchi ostinati”) , ha fatto testamento ma il resto del brano gli calza a pennello.
Lui adora le sorprese. Forse i suoi dipendenti, e io lo sono stato per quasi 20 anni, un pò meno.
Ma questa è tutta un’altra storia.
“ Vi sembro una cospiratrice?” . Violetta Caprotti da Wegmans, a Rochester, nel 1987
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