Contestualmente e parallelamente Parte il 26 ottobre la causa civile al Tribunale di Milano
Milano, 25 ottobre 2012. Giuseppe e Violetta Caprotti annunciano di aver impugnato il lodo arbitrale per i gravi vizi processuali, nonché per la contrarietà del lodo alle regole di ordine pubblico sulla circolazione delle partecipazioni attribuite a società fiduciarie. L’atto di impugnazione è già stato depositato presso la Corte d’Appello di Milano.
La controversia tra il padre Bernardo Caprotti e i figli Giuseppe e Violetta nasce dall’assetto che il padre diede al gruppo Esselunga a partire dal 1996. Da quel momento e sino al 2011 la proprietà della holding che controlla Esselunga, formalmente intestata ad una società fiduciaria, era in larga misura attribuita al padre in usufrutto e ai figli in nuda e in piena proprietà.
Tale assetto, stabilito sulla base di precisi patti stipulati tra padre e figli, avrebbe dovuto, da un lato, garantire l’unità della direzione imprenditoriale del gruppo nelle mani del capostipite; dall’altro, determinare una successione serena al momento della morte del fondatore.
Tale assetto ha mantenuto la sua stabilità per i successivi quindici anni: nel febbraio 2011 il padre, valendosi di una procura generale fattasi rilasciare dai figli nel 1996 ( ben quindici anni prima), assumendo di essere sempre stato il solo ed unico proprietario effettivo delle azioni, ha intestato a sé le azioni dei figli, spossessandoli completamente non solo delle quote in nuda proprietà ma anche di quelle già ad essi appartenenti a pieno titolo. Tale intestazione è avvenuta a totale insaputa dei figli che lo hanno appreso casualmente molti mesi dopo.
Laddove Bernardo Caprotti assume che l’assetto adottato nel 1996 era meramente fittizio, dovendo egli essere considerato l’unico vero proprietario, Giuseppe e Violetta richiedono il ripristino della situazione precedente e il rispetto di quanto concordato, con il riconoscimento della loro proprietà fiduciaria.
Infatti Giuseppe e Violetta, nella immediatezza della scoperta – rivelatasi poi solo parziale (1) – dell’intervenuto spossessamento, hanno promosso una azione cautelare per bloccare le azioni che sembravano di imminente cessione a terzi. Il giudice, nel mese di febbraio scorso, respinse il sequestro accogliendo la tesi del padre.
Il collegio arbitrale, investito della vicenda ad opera del padre nelle more dell’azione cautelare intrapresa dai figli, ha stabilito invece che la proprietà (piena e nuda) appartenesse fiduciariamente ai figli (in ciò divergendo dalla prima statuizione del giudice della cautela), ma che essi fossero assoggettati al potere del padre di riacquistare quelle azioni e che tale potere egli avesse utilmente esercitato. Il lodo, reso pubblico in luglio, reca una motivata amplissima espressione di dissenso da parte dell’arbitro prof. Irti (già presidente del Credito Italiano, Accademico dei Lincei, difensore ed arbitro nelle più delicate vicende del mondo economico). Tale opinione di dissenso evidenzia insanabili contraddizioni e gravissimi errori procedurali di cui il lodo reso è frutto.
Peraltro, prima della pronuncia del lodo arbitrale di luglio, Giuseppe e Violetta, convinti che il collegio arbitrale fosse stato investito irritualmente in quanto non competente a pronunciarsi sulla domanda del padre, hanno presentato al Tribunale di Milano una domanda diretta a far accertare i loro diritti innanzi al giudice ordinario e per far dichiarare decaduto il dott. Bernardo Caprotti dall’usufrutto della azioni. Il 26 ottobre si svolgerà la prima udienza di tale giudizio.
Bernardo Caprotti, in curiosa e frontale contraddizione con il lodo, continua ad asserire, nella sua comparsa di risposta davanti al Tribunale, che l’intestazione delle azioni ai figli fosse meramente fittizia.
Allo stato, dunque, pendono tra il padre e i figli due autonomi giudizi: quello innanzi alla Corte d’Appello di Milano, per l’impugnazione per nullità del lodo arbitrale; quello innanzi al Tribunale per l’accertamento della perdurante proprietà in capo ai figli.
(1) In occasione del sequestro, Giuseppe e Violetta hanno appreso che nel frattempo il padre aveva scisso dalla holding Supermarkets, una società contenitore di tutti gli immobili, cui ha impresso un autonomo e non noto destino.
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