Mio nonno Guido Venosta, nato nel 1911, si laureò in economia a Cambridge al St. John’s College, dove fu allievo di John Maynard Keynes, e in giurisprudenza a Pavia.

Era il più introverso dei tre fratelli Venosta. Durante la guerra era stato capitano di cavalleria. Lavorò alla Pirelli – dove suo padre Giuseppe, “celebre ingegnere pirelliano”, fu Direttore centrale e Consigliere –  per tutta la sua vita lavorativa, dal 1939 al 1977, ricoprendo incarichi di alto profilo sia in Italia sia in Gran Bretagna, dove fu posto per sette anni, dal 1956 al 1963, a capo della Pirelli Ltd, ramo inglese dell’attività con sede a Londra [1].

Tornato in Italia, nel 1966 verrà incaricato da Franco Brambilla, allora amministratore delegato della Pirelli, di collaborare con alcuni studiosi dell’Istituto dei tumori di Milano per far decollare l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (oggi Fondazione Italiana per la Ricerca sul Cancro – AIRC), fondata l’anno prima da Umberto Veronesi e Giuseppe Della Porta, con il sostegno di Aldo Borletti e Camilla Falck.

Inizierà poi a lavorare per l’associazione a tempo pieno con grande dedizione ed entusiasmo –anche la madre Argia, come il padre Giuseppe, era morta di cancro – condividendo un piccolo ufficio con altre due persone e sviluppando l’AIRC che, sotto la sua guida, divenne il più grande ente di finanziamento privato d’Italia nella ricerca per la lotta contro i tumori.

Iniziative che hanno fatto la storia delle raccolte fondi per il mondo no profit, come le “Arance della salute” e le “Azalee della ricerca”, vendute nelle piazze il giorno della festa della mamma, sono nate proprio grazie al lavoro compiuto dal nonno nell’associazione, di cui è stato prima vicepresidente e poi presidente, dal 1976 al 1996.

È dovuta a lui anche la nascita e l’impostazione dei Comitati regionali dell’AIRC, uno dei punti di forza di quella che ormai era divenuta una fondazione e che, prima sotto la sua guida visionaria e poi continuando la sua opera sempre adattandosi alla realtà del periodo storico, ha raccolto centinaia di milioni di euro per combattere un male terribile.

In parallelo all’AIRC, nel 1982 il nonno creò la Fondazione italiana per la ricerca sul cancro (FIRC), la “cassaforte” dell’AIRC, ente patrimoniale atto a garantire, al di là del flusso finanziario derivante dalle quote associative, il futuro della ricerca oncologica.

In qualità di presidente della FIRC promosse e realizzò, fra le altre, tre iniziative di massima rilevanza:

  • La costituzione delle Unità di ricerca FIRC (prima iniziativa del genere in Italia), nuclei scientifici operanti su specifiche tematiche oncologiche avanzate, istituiti e finanziati direttamente dalla Fondazione presso le maggiori strutture di ricerca esistenti nel Paese;
  • L’istituzione del Premio biennale “Guido Venosta”, riservato a ricercatori che si siano particolarmente distinti nell’ambito della ricerca volta allo sviluppo di nuovi approcci terapeutici alle neoplasie, forte segnale per richiamare l’attenzione del pubblico sui risultati pragmatici della ricerca e consegnato dal Presidente della Repubblica nel corso di una solenne cerimonia al Quirinale; consiste anche in una borsa di studio di 50.000 euro.
  • La donazione, nel 1996, di due miliardi di lire in dieci anni all’Università degli Studi di Milano per l’istituzione di una cattedra di prima fascia di Oncologia medica, primo storico apporto privato all’Università italiana per la realizzazione di un insegnamento integrato al massimo livello accademico [2].

Tornando all’associazione i dati parlano chiaro: nel corso della sua presidenza l’AIRC raggiunse la quota di 1.400.000 soci (la più alta d’Italia fra le organizzazioni no profit), erogò 285 miliardi di lire per la ricerca e oltre 2500 borse di studio per oltre 25 miliardi. La FIRC poteva contare su un patrimonio di circa 100 miliardi di lire.

Nel 2021 l’AIRC e la FIRC si fusero, e i dati dell’ultimo bilancio per la Fondazione AIRC sono veramente lusinghieri: 17 Comitati regionali, 20.000 volontari, 4.500.000 soci, un patrimonio di 137 milioni di euro. E nell’era della divulgazione e della comunicazione immediata e a livello globale, ha curato particolarmente la sua presenza su ogni canale possibile: oltre 13.000.000 visitatori per il sito Web, oltre 1.100.000 fra iscritti alla Newsletter e followers sui principali social, una presenza importante sui canali tradizionali di stampa, televisione e radio ma anche l’uso di tecnologie all’avanguardia quali i podcast o i webinar su YouTube che hanno portato, anche qui, a migliaia di visualizzazioni, interviste, citazioni… [3].

Milano lo ha ricompensato con l’“Ambrogino d’Oro”, l’iscrizione fra i benemeriti della città e della nazione nel Famedio del Monumentale, e nel 2003, la dedicazione di una via, una traversa di viale Sarca: nella targa è ricordato il suo ruolo di “pioniere del non profit”.

Nella lettera dell’assessore per “cultura musei e relazioni internazionali” del Comune di Milano  Salvatore Carrubba che conferma la dedicazione della via viene definito l “illustre creatore dell’Associazione per la ricerca sul cancro”.

“Se la ricerca oncologica italiana è oggi all’avanguardia in campo internazionale un sicuro merito va a Guido Venosta” Umberto Veronesi e Giuseppe Della Porta su Fondamentale, 5 aprile 1998

Guido Venosta ricevette anche altri premi e riconoscimenti importanti, tra i quali:

Lasciata la carica esecutiva dell’AIRC nel 1994 e della FIRC nel 1996, Guido Venosta fu Presidente d’onore di entrambe le organizzazioni fino alla morte, avvenuta a Milano nel 1998. Fu inoltre per molti anni membro del Consiglio d’amministrazione dell’Istituto Nazionale dei Tumori e membro del Consiglio dell’Istituto europeo di oncologia.

Il suo impegno non si limitò solo all’AIRC. Di idee liberali per tradizione famigliare, entrò nel PLI (Partito liberale italiano), e candidatosi alle elezioni comunali fece parte – come consigliere comunale di Milano– della Giunta di tre Sindaci, Pietro Bucalossi (1964 – 1970), Aldo Aniasi (1970 – 1980) e Carlo Tognoli (1980 – 1986).

In quel periodo rappresentò il Comune nel Consiglio di amministrazione del Piccolo Teatro di Milano, allora guidato da Paolo Grassi, Nina Vinchi e Giorgio Strehler.

 

[1] V. Archivio Pirelli, consultato grazie a Marco Tronchetti Provera

[2] P.P. PRETI, Con il contributo FIRC l’Oncologia sale in cattedra, in “Fondamentale. Notiziario AIRC” giugno 1996.

[3] V Bilancio sociale AIRC 2021 (bilanciosociale.airc.it), p. 44.

Altre fonti : archivio Giuseppe Caprotti e archivio AIRC.

Sotto : altri attestati ricevuti da mio nonno, Guido Venosta