Nel 2004, voci sempre più insistenti lasciano trapelare che mio padre Bernardo vorrebbe vendere la catena di supermercati che lo aveva reso una leggenda della grande distribuzione, scorporando dalla società di controllo la parte immobiliare e cedendo le quote dell’Esselunga. A quest’epoca, io sono già stato esautorato (mi sono state tolte le deleghe e buona parte dei “miei” manager – e non solo – sono stati licenziati o sono lì lì per esserlo). Queste notizie sono quasi contemporanee ad una mia proposta, dell’ottobre 2004, per acquistare la quota di maggioranza di Esselunga che, a quei tempi, era in mano alle mie due sorelle, Violetta e Marina, proposta che fu respinta. A questo punto s’inizia a parlare di altre quattro offerte, in particolare una del colosso americano Walmart (anzi Wal-mart, come si scriveva all’epoca); per maggior complicazione, non si sa bene con quali deleghe e di quale valore Bernardo potrebbe procedere alla vendita – io la mia non la darò. Ci mancavano solo le Coop, le potenti cooperative rosse, viste naturalmente da Bernardo come il fumo negli occhi: per fare solo un esempio eclatante, ricordo come nei primi anni 2000, ad Assolombarda, mio padre prese a male parole – “Non pagate le tasse e neanche i pedaggi delle autostrade!” – Vincenzo Tassinari, Presidente di Coop Italia (la Centrale delle Cooperative di Consumatori italiane), in una scena delle sue davanti a centinaia di persone imbarazzatissime.
E le Coop, in effetti, arrivano. “In una situazione tanto confusa si fanno avanti anche le Coop, nella persona di Aldo Soldi. Una mossa poco astuta, che sarà fra i motivi per cui nel 2007 Bernardo pubblicherà il suo libro Falce e carrello.” (CAPROTTI, Le ossa dei Caprotti, p. 275). Infatti, facendo seguito alle notizie di vendita dell’Esselunga a stranieri, Aldo Soldi, dal 2004 presidente dell’ANCC – Coop, Associazione Nazionale Cooperative Consumatori, manifesta l’interesse al suo acquisto, perché il passaggio in mani straniere sarebbe stato un disastro per l’economia alimentare italiana (v. Esselunga interessa anche a noi). Anche Tassinari, che rividi quando facevo il consulente per Despar (2009-2010), mi confessò che, a suo parere, la mossa di Soldi non era stata delle migliori…
A conclusione di questo excursus sui Caprotti e le Coop, dopo aver visto la battaglia sul mercato, dai prodotti tipici a quelli biologici, dalla lotta contro i privilegi fiscali delle cooperative rosse alla mossa di queste ultime per acquistare Esselunga, “Dopo tutto quello che è accaduto tra Esselunga e Coop in seguito alla pubblicazione del libro Falce e carrello da parte di mio padre, con il lungo strascico di cause giudiziarie e polemiche politiche, può sembrare quasi uno scherzo del destino ma il mio bisnonno Bernardo fu tra i fondatori di ben due cooperative di mutuo soccorso. La prima nasce nel 1905, la seconda nel 1920, e viene fondata con lo scopo di “giovare all’economia dei consumatori di Albiate, Triuggio, Sovico, acquistando all’ingrosso per somministrare al minuto generi di consumo alle migliori condizioni possibili in appositi spacci”. Gli spacci che tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento erano nati con l’obiettivo di fornire generi di primo consumo agli operai, ai contadini, ai braccianti, si trasformeranno poi nei futuri supermercati. La cooperativa di Albiate è ancora esistente, ha quattro supermercati e dal 2012 ha aderito alla Lega delle Cooperative, passando dall’orbita delle coop “bianche” a quelle “rosse”, aderenti alla centrale di acquisti Coop Italia, combattuta sia dal sottoscritto che da mio padre. Ad Albiate ha un piccolo supermercato, dove ogni tanto vado a fare la spesa.” (CAPROTTI, Le ossa dei Caprotti, p. 33).