“Mio nonno Guido, nato nel 1911, si laureò in economia a Cambridge al St. John’s College (…) e in giurisprudenza a Pavia.
Era il più introverso dei tre fratelli Venosta. Durante la guerra era stato capitano di cavalleria.
In seguito lavorerà a lungo alla Pirelli – dove suo padre Giuseppe (…) fu Direttore generale, nonché inventore del primo moderno pallone da calcio –, in Gran Bretagna e in Italia, dove nel 1966 verrà proposto da Franco Brambilla, allora amministratore delegato dell’azienda, per collaborare con alcuni studiosi dell’Istituto dei tumori di Milano onde far decollare l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (oggi Fondazione Italiana per la Ricerca sul Cancro – AIRC), fondata l’anno prima da Umberto Veronesi e Giuseppe Della Porta, con il sostegno di Aldo Borletti e Camilla Falck.
Inizierà poi a lavorare per l’associazione a tempo pieno con grande dedizione ed entusiasmo – i suoi genitori, Giuseppe e Argia, erano morti di cancro – (…) sviluppando l’AIRC fino a trasformarla nel più grande ente di finanziamento privato d’Italia nella ricerca per la lotta contro i tumori.
Iniziative che hanno fatto la storia delle raccolte fondi per il mondo no profit, come le “Arance della salute” e le “Azalee della ricerca” (…), sono nate proprio grazie al lavoro compiuto dal nonno nell’associazione, di cui è stato prima vicepresidente e poi presidente, dal 1976 al 1996.
Fu lui, infine, a impostare i Comitati regionali dell’AIRC, che sono uno dei punti di forza di quella che ormai è una fondazione e che, prima sotto la sua guida visionaria e poi continuando la sua opera, ha a disposizione considerevoli mezzi per combattere un male terribile: se oggi può contare su 137 milioni di euro di capitale, 4.500.000 soci sostenitori e migliaia di persone che la seguono sui social, lo si deve anche a lui.” (pp. 84 – 85).
Il nonno Guido fu certo una personalità notevole. Terminato il servizio militare, si iscrisse all’Università di Cambridge, in Inghilterra, dove studiò presso il prestigioso St. John’s College ottenendovi la laurea in Economia di primo livello (Bachelor of Arts) nel 1934, e quella specialistica (Master of Arts) nel 1937.
In Italia si iscrisse alla Facoltà di Giurisprudenza all’Università di Pavia (anno accademico 1934-1935) dove si laureò nel 1936.
Il 1939 fu lui un importante spartiacque: in aprile morì il padre, in luglio ci fu il suo fidanzamento con Luisa Quintavalle, figlia di Umberto, vicepresidente della Fabbrica Italiana Magneti Marelli di Milano, esattamente il giorno prima di essere assunto definitivamente alla Pirelli S.p.A., la grande fabbrica milanese di gomme e pneumatici dove già il padre aveva trascorso la vita professionale e dove il figlio sarebbe rimasto sino al 1977, anno del suo definitivo pensionamento.
Da Luisa ebbe i due figli Giorgia detta Giorgina, mia madre (1940-2021) e Giuseppe detto Beppe (1941-1999).
Nell’imminenza della guerra Guido fu richiamato alle armi; data la sua conoscenza dell’inglese, fu impiegato presso il Servizio Informazioni Militari (S.I.M.), con sede a Roma, in preparazione alla Campagna dell’Africa Orientale italiana (1939). Rimase nella Capitale sino al 1943 quando, dopo l’8 settembre, ritornò rapidamente a Milano, dove rivide i fratelli Luigi, pilota combattente reduce dall’Africa, e Giorgio, reduce dalla Russia.
Alla fine della guerra il nonno si separò dalla moglie Luisa e in seguito, ottenuto il divorzio, si risposò con Carla Fossati Bellani (1924 – 2019), architetto e designer di fama internazionale.
Alla metà degli anni Sessanta iniziò per il nonno l’impegno nel no-profit legato principalmente alla ricerca sul cancro, di cui erano morti non solo il padre ma anche la madre, una decina d’anni dopo di lui.
Guido Venosta morì a Milano il 4 febbraio 1998.
Il suo nome è ricordato in una lapide posta nel Famedio del Cimitero Monumentale di Milano, “luogo di sepoltura, celebrazione e ricordo dei milanesi di origine o di adozione (…) che attraverso opere e azioni hanno reso illustre la città e l’Italia”, e in una via della città, in zona Bicocca che gli fu intitolata nel 2003. In entrambi i casi, è ricordato quale “pioniere del no profit”
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Nella fotografia è ritratto in età già matura da Ugo Mulas, fotografo di chiara fama che lavorò a lungo per la Pirelli.
Al nonno, la zia Carla, ha intitolato la Fondazione Guido Venosta.
Sul premio biennale Guido Venosta leggi qui, a pagina 36 (Fondamentale è la rivista dell’Airc).
