Prima stesura del 10 maggio 2016
Il problema del prezzo del latte è dibattuto da tempo: la sovrapproduzione e la vendita del latte sottocosto stanno strozzando migliaia di allevatori italiani che sono costretti a chiudere le loro stalle ed ad abbandonare le loro terre.
Il 6 maggio Coldiretti ha denunciato la chiusura delle stalle , dimenticandosi però degli allevatori degli animali da latte (nell’articolo sotto si parla solo di 12 mila stalle da carne..)
In questa vicenda si sono inseriti anche attori della grande distribuzione italiana come Eurospin e Conad, alle quali si è accodata la Coop, con questa pagina de Il Sole 24 ore dell’8 maggio, la quale ha pensato bene di lanciare un messaggio quanto meno ambiguo:
“concordiamo e condividiamo con i produttori del latte fresco microfiltrato a marchio Coop un prezzo EQUO…”
cosa significa “equo” in un contesto dove molti allevatori stanno svendendo il latte a 17 centesimi il litro, non coprendo neanche i costi dell’alimentazione degli animali?
Che potere negoziale possono avere degli allevatori con l’acqua alla gola?
In un contesto disastrato come quello attuale EQUO cosa significa?
Forse ciò andrebbe chiarito, come dovrebbero chiarire meglio la loro comunicazione ufficiale i fondatori del commercio equo e solidale in Italia (*) che avevo avuto modo d’incrociare tanti anni fa, costruendo i prodotti a marchio privato equo solidali di Esselunga. (v. anche Esselunga CTM 20 febbraio 2002)
(*) dai quali probabilmente trae ispirazione la Coop
Altromercato lascia ai produttori tra il 26% e il 48,9% (*) del prezzo- al quale andrà aggiunta l’IVA- del prodotto che venderà nelle sue botteghe o alla GD .
Di seguito trovate gli schemi con tutti i dettagli ottenuti direttamente da Altromercato.
(*) per essere ancora più chiari: su un prodotto che vale 10 € al pubblico il produttore può intascare tra i 2,6 e i 4,8 €.
E a questo punto sorge legittima la domanda:
quanto lascia la Coop ai produttori di latte a marchio Coop?
p.s.: da notare come Coop sia, da sempre, alla rincorsa di Esselunga :
era stata seconda sull’ esclusione degli ogm dai propri prodotti, seconda nella creazione dei prodotti biologici a marchio privato , seconda nella creazione di prodotti Ecolabel e seconda anche in quelli equo e solidali a marchio Coop.
Ed è di oggi – “La Repubblica” del 10 maggio 2016 – la notizia dell’abbandono dei prodotti con olio di palma da parte delle Coop mentre Esselunga lo aveva già annunciato qualche tempo fa.
La catena lombarda si è però ben guardata dall’infilarsi nel “ginepraio del latte”, rendendo dichiarazioni d’intenti sul latte venduto a prezzo “equo”…
Molto interessante l’iniziativa di Barilla:
“Barilla premia il grano sostenibile”, v. Il Sole 14 ore del 21 maggio 2016 ma anche questa andrebbe spiegata meglio, un po’ sulla falsariga delle schede di Altromercato
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