Per le definizioni di DOP e IGP, puoi leggere questo articolo.
Per la cronaca : nel giugno del 2016 Lactalis , in Francia, ha acquisito il camembert AOP Graindorge (il suo camembert a marchio Président non è un’ AOP, equivalenti delle nostre DOP).
A giugno 2019 il gruppo con sede a Laval, e che ha già 5’500 dipendenti in Italia ( che lavorano per i marchi Galbani, Invernizzi, Locatelli Parmalat, coprendo già un terzo del mercato caseario italiano) , ha acquisito la Nuova Castelli (fatturato pari a 460 mio. di €, dei quali 70% esportati) e ha dichiarato che è «pronto a sostenere i prodotti Dop italiani nel mondo»…
ma sarà veramente così?
La storia, in Francia, sembra dire l’opposto:
- Dal 2012 l’associazione di difesa dell’AOP della Normandia avrebbe voluto che il Camembert non AOP togliesse la scritta “prodotto in Normandia” dal camembert (non AOP). Così non è stato.
- Nel febbraio del 2018 è stato firmato un accordo tra l’Inao (istituto dipendente dal Ministero dell’Agricoltura francese ) e i produttori di camembert nel quale, il famoso formaggio, potrà essere prodotto con latte pastorizzato, creando di fatto due tipi di formaggio camembert: un AOP fatto con il latte crudo e un AOP fatto con latte pastorizzato, molto meno costoso, anche perchè avrebbe capitolati meno stringenti.
- Da quel momento in poi è successo di “tutto”: la protesta di produttori , consumatori e associazioni è dilagata. La questione è finita recentemente anche in Parlamento.
- Nell’aprile del 2019 Lactalis ha lanciato un formaggio di capra, il «Bleu de brebis» Société, che secondo molti minaccia la DOP del Roquefort. C’è chi dice che questo formaggio sia un Roquefort contraffatto. Lactalis ha replicato che il Roquefort ha vendite calanti (-15%, anno 2018 su 2017) perchè non incontra più il gusto dei consumatori (è troppo forte e salato). Tra l’altro il nuovo formaggio è di capra e non di mucca e la confezione non ha lo stesso colore di quella del Roquefort.

Nella vetrina sopra solo uno dei camembert è AOP, fatto con latte crudo, ma la qualità non risalta. Anzi, viene confusa.
In Italia la vicenda Lactalis- Nuova Castelli ha sollevato polveroni mediatici ma nessuna vera reazione concreta.
- Sta di fatto che che Lactalis dice – a proposito del Parmigiano Reggiano (vedi articolo del 1° giugno 2019, sotto) – di essere “il principale acquirente di latte del Paese” (Italia) e aggiunge, però, di voler “ridurne il prezzo… Abbiamo invitato i nostri conferenti ad aprire un tavolo..”
- Perchè, secondo Lactalis “oggi il prezzo italiano è molto superiore rispetto al differenziale sempre intercorso fra prezzo italiano ed europeo. Questa differenza genera un calo dei nostri volumi sia in Italia sia all’esportazione”,
- Questo non sembra vero per quanto riguarda il Parmigiano: “negli ultimi due anni, la produzione è infatti aumentata da 3,47 milioni di forme a 3,7 milioni di forme, registrando una crescita pari al 6,6%.” a fronte di prezzi in salita “il Parmigiano Reggiano sta vivendo un momento felice anche per quanto riguarda le quotazioni. Se nel 2016 il costo al kg era pari a 8,60 euro, nel 2018 la quotazione media annua si è attestata ai 10 euro con un incremento del 16,3%.”
In questa situazione, con il quadro tracciato sopra – francese ed italiano – se fossi un produttore di latte italiano o di Parmigiano forse potrei “pensar male” delle intenzioni dei francesi …
o no?

p.s.:
“il ritmo di chiusura delle attività agricole è di 60 al giorno: negli ultimi anni ne sono scomparse 172’000. E così in Italia avanza il deserto”.



