Redatto il 5 novembre 2023, aggiornato l’11 maggio 2024. Sopra : una pista di nve artificiale in Francia il 21 febbraio 2024
Premessa:
qui di seguito trovate il seguito di Al governo Meloni non gliene frega nulla del cambiamento climatico e dell’ambiente. Ma non è l’unico, purtroppo.
In fondo contiene una piccola rassegna di articoli sull’argomento.
Quanto riportato qualche mese fa trova un’ulteriore conferma : Clima: perché la Francia e l’Europa si stanno riscaldando più velocemente della media.
L’Europa si scalda a un ritmo doppio rispetto alla media
Il rapporto. L’Organizzazione meteorologica mondiale: +0,5 gradi in media per decennio (1991-2021) rispetto a +0,2 del resto del mondo
Alberto Magnani
Il Sud della Francia è stato devastato dagli incendi nel corso dell’estate scorsa, favoriti dalla siccità
Negli ultimi 30 anni, le temperature in Europa sono aumentate «più del doppio» rispetto alla media globale: il rialzo più brusco registrato in qualsiasi continente al mondo.
L’allarme è stato (ri) lanciato dallo Stato del clima in Europa, un rapporto realizzato dall’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm) insieme a Copernicus, il Servizio per il cambiamento climatico dell’Unione europea. Il testo, pubblicato a Ginevra, arriva a ridosso della Cop27 che scatterà il 6 novembre a Sharm-El Sheikh, in Egitto. I dati del rapporto,aggiornati al 2021, inquadrano fenomeni come l’innalzamento delle temperature, le ondate anomale di calore, il moltiplicarsi di eventi estremi, l’imprevedibilità delle precipitazioni e lo scioglimento di ghiacci e neve. Scendendo nel dettaglio, le temperature in Europa sono andate in crescita a un ritmo medio di +0,5 gradi centigradi per decennio fra 1991 e 2021, mentre la media globale è stata di +0,2 gradi, in parallelo alla perdita di 30 metri di spessore sofferta da ghiacciai alpini fra il 1997 e l’anno scorso. Uno degli esiti più visibili del processo, si legge nel documento, è quello che si sta manifestando in Groenlandia: la calotta glaciale dell’isola «si sta sciogliendo», accelerando la crescita dei livelli del mare, mentre nell’estate del 2021 si sono registrate piogge alla Summit Station, il suo punto più alto. Non era mai successo prima, in un bilancio dello shock climatico che si fa sempre più pesante nei confini europei. È ancora la Omm a stimare che gli eventi climatici hanno provocato «centinaia di vittime», con ricadute su almeno mezzo milione di cittadini e danni economici nell’ordine dei 50 miliardi di dollari. L’84% dei disastri era dominato da alluvioni e tempeste, simili a quelle che si stanno riversando su scala globale. La buona notizia, sul fronte di Bruxelles, è che alcuni paesi del club comunitario hanno riscosso «molto successo» nel taglio delle emissioni di gas a effetto serra, ridotte del 31% su scala Ue solo fra 1990 e 2030. Un’accelerazione che si adegua all’obiettivo di una sforbiciata netta del 55% entro il 2030, improntata dai vertici comunitari con pacchetti sempre più aggressivi di contrasto al cambiamento climatico.
L’Europa, riconosce il report Omm, si impone come una delle regioni più avanzate «nella cooperazione transfrontaliera sull’adattamento ai cambiamenti climatici», oltre a intestarsi un ruolo di leadership nell’offerta di sistemi d’allarmi «efficaci» a tutela di tre quarti della popolazione. I piani di intervento predisposti contro il caldo estremo «hanno salvato molte vite», si legge nel report.
La prospettiva meno rassicurante è che l’emergenza climatica si annuncia sempre più «formidabile», con previsioni di aumento di disastri ambientali e danni che si ripercuoteranno sulle condizioni di salute, gli ecosistemi e alcuni settori economici. Fra le fasce più vulnerabili della popolazione ci sono le nuove e nuovissime generazioni: il Children’s Climate Risk Index, un indice dell’Unicef, rileva che almeno 125 milioni di bambini in Europa vivono in paesi con un grado di rischio «medio o elevato» rispetto allo shock climatico.
Il Continente, ha dichiarato il segretario generale Omm Petteri Taalas, «restituisce l’immagine in diretta di un mondo che si sta surriscaldando» e «ricorda che anche le società più preparate non sono al sicuro dall’impatto che possono avere gli eventi meteorologici estremi».
La tendenza, dice Taalas, deve essere quella di «proseguire con un buon ritmo in ottica di riduzione delle emissioni di gas serra nel continente e si dovrebbe puntare ancora più in alto»: l’Europa, aggiunge, può svolgere «un ruolo chiave nel raggiungimento di una società a zero emissioni di carbonio entro la metà del secolo e nel rispetto dell’Accordo di Parigi».
L’appello dell’Omm cade in una congiuntura tuttaltro che agevole per l’economia comunitaria, stretta fra gli obiettivi più ambiziosi della sua agenda ecologica e una crisi energetica esasperata dai tagli di forniture della Russia di Vladimir Putin. Ma il passo indietro contestato ad alcuni paesi europei, inclini al ritorno a fonti ad alto impatto come il carbone, potrebbe risolversi in un incidente. Lungo una rotta già tracciata. «È vero che i paesi sono dovuti ricorrere a fonti come il carbone nel vivo della crisi energetica – dice Simone Tagliapietra, ricercatore del think tank Bruegel – Ma si tratta di impatti limitati per quantità e orizzonte temporale». L’Europa, aggiunge Tagliapietra, potrebbe uscirne «con una forte accelerazione in chiave verde, perché la crisi ha dimostrato i limiti della dipendenza dall’esterno. Più energia pulita produciamo in casa, meglio è».
La spiegazione di questa differenza rispetto al mondo? Le ondate di calore stanno diventando più comuni in tutte le parti del mondo, ma l’Europa si sta riscaldando più velocemente della media globale a causa della sua alta percentuale di massa terrestre e della sua posizione sulla superficie terrestre.
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