Giancorrado Ulrich, da sempre noto come Dado (1937 – 2021), era figlio di Guglielmo, architetto d’interni fra i più quotati e desiderati dall’alta borghesia milanese e non solo (fu allievo, tra gli altri, di Piero Portaluppi, fratello della mia bisnonna Adele).
Di grande spirito ironico, era amico da sempre, fin dagli anni della giovinezza, sia di mia madre Giorgina sia di mio zio Claudio [Caprotti]: in una foto Dado compare con la mia altrettanto giovanissima mamma [Giorgina Venosta] a un ballo in costume a casa Venosta nel 1954 [mia madre aveva 14 anni], in un’altra negli anni Settanta, al matrimonio dello zio Claudio con Paola Albera, sorella di Giuliana, futura seconda moglie di mio padre Bernardo.
Bellissimo ragazzo, quando stavamo a Forte dei Marmi, e lui era ospite dello zio ,era inseguito da una certa “signora Trombetta” (a cui si negava giorno e notte!). Era molto carino con noi bambini e amava visceralmente l’opera, tanto da scrivere, in tarda età, un libro intelligente e originale quanto lo era lui.
Con Claudio fu amicizia intima e profonda: quando morì, la perdita fu amara, tanto che questi scrisse nel necrologio “Abbiamo avuto tutto. Non però felicità e fortuna. Il mio affetto per l’eternità. Claudio.”.
Bibliografia:
G.C. ULRICH, Il gioco dell’opera, Milano 2019.
ID., Giancorrado Ulrich, biografia da lui scritta per l’editore Brioschi.
G. CAPROTTI, Le ossa dei Caprotti. Una storia italiana, Milano, 2024
Sotto: Al centro lo zio Claudio, lo sposo, alla sua sinistra nella foto Dado Ulrich, a destra Piero Castellini, cugino primo di mia madre. Accosciati, da destra si riconoscono Dady Mazzucchelli, grande amico della mamma e di Claudio stesso, e al suo fianco Piero Settembrini, anche lui in bianco.
A destra: un’altra immagine di mia madre, Giorgina Venosta, con la futura cognata Lu (Maria Luisa) Austoni, in Caprotti che la guarda a un ballo in casa Venosta, nel 1954.