“Il bisnonno Umberto Quintavalle era un grande manager e, purtroppo, un fascista della prima ora. Durante la Prima guerra mondiale il fratello Bruno Antonio era stato ferito alla testa e (…) aveva conosciuto in ospedale Paola Marelli, la figlia di Ercole, fondatore della Magneti Marelli, che (…) prestava la sua opera come infermiera.
Bruno Antonio lavorava nella fabbrica del futuro suocero già prima della guerra e, dopo il matrimonio con Paola (…), era arrivato rapidamente a ricoprire la carica di amministratore delegato di quella che diventerà una delle principali industrie milanesi (…).
In fabbrica Bruno Antonio si fece (…) affiancare dal fratello Umberto (…) ingegnere (…). Anche Bruno Antonio aderì al fascismo, nel 1924, e il legame con il regime fruttò diverse commesse all’azienda. (…) I due fratelli (…), tuttavia, si dimostrarono imprenditori capaci e, scampati alle epurazioni, vennero riportati alla guida della Magneti Marelli dopo la Liberazione. Bruno Antonio ne rimarrà a lungo il capo azienda e poi presidente onorario fino alla morte, nel 1974, così come il mio bisnonno Umberto, vicepresidente anch’egli fino all’ultimo dei suoi giorni, nel 1959”. (…). (p. 82).
Il bisnonno fu, oltre che sciatore, un provetto alpinista. Morì il 25 novembre 1959, a 72 anni, in Valsesia, cadendo da un costone con gli sci ai piedi, sotto gli occhi della bisnonna Adele.
Nel 1964 Raffaele Cozzi e Bruno, Catullo e Claudio Detassis aprirono nella parete Sud-ovest della Cima Molveno, nelle Dolomiti del Brenta, una via ferrata che dedicheranno al nonno Umberto e che da allora si chiama, appunto, via Quintavalle. Anche a Roma, nel Quartiere Tiburtino, fu dedicata una via a Umberto Quintavalle.
Nella foto in alto il bisnonno è con i suoi amatissimi cani nel parco della villa di Somma Lombardo, nel 1946; nella foto in basso, accompagna Maria Josè, principessa ereditaria di Piemonte, in visita alla Magneti Marelli nel maggio 1942. In calce anche la copia di uno degli articoli di giornale che annunciavano la tragica morte di Umberto.
Riferimenti bibliografici:
P.R. WILSON, La fabbrica orologio. Donne e lavoro alla Magneti Marelli nell’Italia fascista, Milano, 2003
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