Redatto il 13 luglio 2023, aggiornato il 25 giugno 2024
Foto scattata ad Albiate, a giugno 2023, grazie alla limitazione degli sfalci dei prati che è sicuramente in linea con la legge sul ripristino della natura appena varata a giugno 2024 dalla UE.
Oltre il giardino
di Peppe Aquaro, 5 maggio 2023
Oltre il giardino? Tutto l’incolto. Ma che fa benissimo all’ecosistema. Stando al suggerimento di “Plantlife”, organizzazione benefica del Regno Unito per la conservazione delle piante selvatiche, che più o meno suona così: «Cari giardinieri, in questo mese di maggio lasciate i vostri tosa-erba in garage e cercate di lasciare i prati allo stato selvatico: è molto importante per la tutela della biodiversità». L’obiettivo è far crescere quanto più è possibile i fiori selvatici. Non solo. Sempre secondo Plantlife (che già un paio d’anni fa aveva ricordato come l’intera Inghilterra nell’ultimo secolo fosse riuscita a perdere il 97% dei propri prati selvatici a causa delle eccessiva rasature i giardinieri acconsenzienti dovranno fotografare e catalogare le diversità di specie floreali come parte del progetto, “No Mow May”, che sta per “Evita di falciare”.
In Inghilterra prende sempre più piede il giardino “trasandato”: erba alta (per tutelare fiori e piante) e meno effetto Wimbledon. E l’associazione benefica“Plantlife” invita i giardinieri a lasciare il tagliaerba in garage: «Per il bene delle piante selvatiche e delle api»
Basta poco per non far nulla. E il dolce far niente servirà a creare l’habitat ideale per le api e gli insetti. Per Plantlife non è la prima campagna “No Mow May”: già lo scorso anno, lasciando i prati liberi di crescere, i giardinieri tolleranti hanno visto crescere 250 specie diverse di piante: dalle fragoline di bosco all’aglio selvatico. E diverse rarità come la felce dalla lingua di vipera, e specie in declino: per esempio, le orchidee dalle ali verdi. Ora, essendo un fenomeno tipicamente inglese, ma non sempre, immaginiamo che, tutto intorno alla “Chequers Court” — da un secolo a questa parte la residenza di campagna del primo ministro inglese, nella contea del Buckinghamshire — si decidesse di non tagliare più il celebre prato inglese: che cosa accadrebbe?
Se dessimo ascolto a Tom Jennings, un giardiniere della contea di Buckinghamshire, la cosa non sarebbe un dramma. In Italia, in effetti, l’idea di non tagliare l’erba dei prati si è diffusa negli ultimi anni, proprio per dare una spinta alla tutela della biodiversità: sull’esempio dei prati di montagna che non vengono falciati tutti gli anni, Legambiente ha lanciato sull’Appennino Tosco Emiliano un progetto per salvare api e farfalle (sono circa 55 le specie minacciate dallo sfalcio), e al contempo «godere di un paesaggio spontaneo e non addomesticato», ricordando che «le “erbacce” fanno parte di una forma di vita che coinvolge tutti, insetti compresi, senza i quali non avverrebbe l’impollinazione, ad esempio le api, le farfalle dalle quali dipende il 90% della nostra produzione alimentare». Se poi dovete proprio procedere al taglio, spiega il botanico William Morelli, «lo sfalcio va fatto dopo che le piante hanno disseminato, va usata una falciatrice o un tosaerba lasciando sempre 4-5 cm per non rovinare le gemme all’attaccatura del colletto. Se tagli basso, le piante non vegetano più».
Il canto dei grilli ritrovati
E il consiglio vale anche per i prati delle abitazioni. «Basta con questa ossessione dei giardini puliti: ormai per farlo si falcia fino all’inverosimile, oppure si utilizzano sostanze chimiche che fanno solo male alla Natura», ha ribadito Tom Jennings rispondendo alle domande della giornalista della Bbc, ricordando pure che da quando ha deciso di prendere la vita in modo più rilassato, nel suo giardino sono fioriti, uno dopo l’altro, dei Denti di leone: la casa perfetta per gli insetti impollinatori. Quel pulsare di insetti che era la colonna sonora ideale in questo periodo della stagione nella campagna inglese. Ma Tom non è il solo a pensarla così. «Nel mio giardino sono tornata a sentire il suono dei grilli: sembra di essere in un posto tropicale. E’ meraviglioso», dice Sara Shuttleworth, una botanica che lavora per Plantlife.
Sondaggio per la conta delle specie floreali
E poi c’è anche chi la mette sulla battuta, come la signora Colette Webb, di casa nel Sussex, la quale tira fuori il più tipico humour inglese, quando dice: «Trascurare il giardino, ti permette di non litigare con tuo marito: sempre lento e restio se si tratta di rimettere in giardino il tagliaerba». Intanto, sempre da Plantlife arriva un’altra raccomandazione per i giardinieri in questa primavera: gli si chiede di rispondere al sondaggio Every Flower Counts (qui il link alla pagina web) in programma fino al 31 maggio. Si sta cercando di capire quali siano i fiori che stanno crescendo nei prati del Regno Unito. Lo scorso anno, sono state contate 465 mila specie. Con le margherite a farla da padrone: ben 250 mila. Ma non sarà sempre così. Verrà quel giorno in cui, piu o meno tra un paio di settimane, bisognerà alternare il taglio del prato: qualche ciuffo d’erba trasandato accanto ad altri molto ben curati e tagliuzzati.
Quel giardino sembra una giungla
Di sicuro, il giardino apparentemente selvaggio, ma pronto per rigenerare e ospitare la biodiversità, è più apprezzato dai campagnoli più giovani, se non proprio dai giovanissimi. E poi ci sono i pentiti del prato perfetto: «Fino a qualche anno fa, il mio giardino doveva apparire come un perfetto campo di bocce: dislivelli zero e tutto un piano. Ma da un po’ di tempo ho deciso di avere un approccio rilassato. Cervi, libellule e picchi sono tornati ad affacciarsi nel giardino», racconta il cinquantenne David Fielding, mentre descrive il suo piccolo garden nel sud-est di Londra. «Mia mamma, però, ogni volta che viene a trovarmi, dice di non riconoscerlo più il giardino in quanto lo avrei reso simile ad una giungla; ma lei ha 81 anni, tutta un’altra mentalità», conclude David, aspettando che anche i suoi vicini si convertano a un approccio laissez-faire.
Anche il Comune di Milano sta, finalmente, limitando gli sfalci.
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