Premessa : Luigi Rubinelli dice che “nei prodotti della Gdo c’è poca responsabilità”.
Io aggiungo : in alcuni casi c’è pochissima trasparenza.
E c’è chi lavora a rendere il quadro – dei prodotti sullo scaffale – ancora più opaco.
Quello che vi racconterò ne è un esempio chiaro.
Gli antefatti: Lactalis in Italia , ha acquisito, nel tempo Galbani, Locatelli, Invernizzi, Parmalat ( e altri marchi) e fatturando nel 2019 1,2 miliardi di €, con 2’677 dipendenti.
(per dare un parametro di riferimento , nella GD – discount inclusi , i formaggi valgono 7,2 miliardi di €.)
Tutto ciò premesso:
Lactalis dal 2012 opera per depotenziare le denominazioni di origine controllata del settore caseario francese.
Si tratta delle cosidette AOP l’equivalenti delle nostre DOP.
E nel 2021 Lactalis è riuscita a far togliere l’origine regionale dal latte, vedi Le Figaro del 12 marzo 2021:
” L’administration n’a pas démontré de lien entre origine géographique et propriétés du lait “. Cioè “non esiste legame tra qualità del latte e origine territoriale”.
Il contrario dei principi della nostra DOP.
Il commento di un lettore di Le Figaro è stato : ” Est ce qu’il sera bientôt interdit d’écrire ‘made in France’? Cette décision n’a aucun sens”. Traduzione : “Presto sarà proibito scrivere Made in France? Questa decisione non ha nessun senso”.
Sotto: “indicare l’origine del latte sull’etichetta non è più obbligatorio, dice il Consiglio di Stato”.

Vedi anche Le Figaro 2019 su fatti risalenti al 2012:
“Depuis 2012, l’Association de défense de l’AOP de Normandie lutte contre les industriels afin que soit retiré le terme «fabriqué en Normandie» des boîtes de camembert non labellisés AOP. Lors de tensions comme celles-ci, c’est à l’Institut national de l’origine et de la qualité (Inao) qu’il revient d’arbitrer. Cet organisme public créé en 1947 a pour mission de faire appliquer un savoir-faire, une méthode de fabrication et une zone géographique définie de production pour assurer la qualité des produits et pérenniser la tradition…”. (L’associazione per la difesa dell’AOP di Normandia lotta contro gli industriali perchè sia ritirato il termine “fabbricato in Normandia” delle scatole di camembert non etichettato AOP.. N.d. t..: E quindi non provenienti dalla zona vocata!).
La cosa incredibile è che nessuno, in Francia, si sia opposto a questa manovra, come invece è successo con il formaggio Morbier , la cui DOP (AOP in francese) si è difesa e ha vinto , leggi in proposito : Stop della Corte Ue alle “brutte copie” dei prodotti alimentari di origine controllata. Italia leader.
Tra l’altro la decisione del Consiglio di Stato francese contraddice il possibile nuovo orientamento della UE : Etichettatura UE : svolta strategica su latte, carne e pomodoro?
E l’origine del prodotto conta eccome, come dimostra anche quest’ultima pubblicità di Intermarchè, che, in contrapposizione al Nutriscore, ha lanciato il suo Franco- Score.

Sopra un chiaro esempio di ambiguità nel formaggio francese : camembert da latte pastorizzato, non crudo (di qualità superiore) dove nulla è indicato sulla confezione, presente solo a scaffale.
Una scelta – criticatissima da parte dei produttori di latte francese – e che, secondo loro ,ma anche secondo me, toglie trasparenza al settore – dove è dominante – e finalmente anche qualità ai prodotti.
Peccato, indirettamente, anche per l’Italia, dove Lactalis è molto presente con marchi prestigiosi.
Chi , come me, ha avuto modo di gestire i rapporti con Galbani e con Parmalat, che sono ormai del gruppo francese, non può che rimpiangere il fatto che gran parte del settore lattiero -caseario non sia più “in mani italiane”.
Non tanto perchè pensi che possano influire sul mondo del parmigiano, come avevo scritto a proposito del parmigiano, ma perchè Lactalis, in Europa, ha un peso politico che nessuna nostra industria ha.
La Parmalat di Calisto Tanzi è corsa al disastro “da sola” ma continuare a depauperare il settore agroalimentare italiano, non fa bene a nessuno: agli agricoltori, ai trasformatori ,alla distribuzione.
In questo contesto, in Francia, si è inserita la Lidl, che da marca ascendente, difende il diritto dei consumatori a conoscere l’origine del latte :
“perchè nascondere da dove viene il proprio latte, quando non si ha nulla da nascondere?”
E aggiunge:
- “a chi potrebbe servire questa decisione” (del Consiglio di Stato)?
- che il suo latte è 100% francese.

Conclusione
In Italia è inutile “fare sovranismo” su gran parte del settore alimentare, dove :
1 molto spesso, come in questo settore, i buoi sono ormai scappati dalla stalla (un altro esempio calzante, di un’altro comparto dove ormai di italiano esiste ben poco : l’olio d’oliva).
2 non siamo autosufficienti (vedi anche punto 1).
3. solo l’indicazione dell’origine, almeno dell’ingrediente principale, del prodotto (es.: latte per il formaggio) può garantire trasparenza e qualità.
P.S. : Galbani vuol ancora dire fiducia ?.

Interessante l’iniziativa di E. Leclerc sul prezzo dichiarato dal distributore del latte UHT, prodotto in Francia.
Perchè Lactalis non raccoglie e non fa suo questo esempio?
p.s. : leggi anche Francia : l’origine francese sulle etichette del cibo minacciata
Redatto il 29 aprile ed aggiornato il 1° Luglio 2021



