1 Conad, Coop e Carrefour hanno bloccato i prezzi a scaffale di beni di prima necessità.
Sono operazioni che erano già state fatte al momento del passaggio dalla lira all’euro, all’incirca venti anni fà : io li avevo bloccati, in Esselunga, con un buon risultato : eravamo in deflazione.
Comunque l’iniziativa attuale non ha messo i distributori al riparo dalle accuse di speculazione.
2 L’Antitrust indaga infatti su eventuali fenomeni di sfruttamento dell’emergenza sanitaria.
Aziende in campo 8 maggio 2020 ha infatti titolato :
“Speculazione sui prezzi? La lente dell’Antitrust su 3.800 negozi Carrefour, MD, Lidl, Eurospin, Conad e Coop” .
Gran parte dei punti di vendita si situa a Centro- Sud.
Ma se si approfondisce un pò, come fà Fruitbook Magazine, si scopre che :
“… Solo poche settimane fa il Codacons aveva realizzato un monitoraggio sull’andamento dei prezzi dei generi alimentari, e inviato una segnalazione ad Antitrust, Nas e Guardia di Finanza chiedendo di attivarsi per accettare eventuali speculazioni a danno dei consumatori – spiega il presidente del Codacons Carlo Rienzi –. Migliaia di segnalazioni dei cittadini hanno denunciato al Codacons forti rialzi dei listini presso supermercati e negozi alimentari, rincari che non appaiono giustificati da riduzione delle produzioni o eventi climatici”.
“Bene il faro dell’Antitrust sui prezzi – afferma in una nota stampa, Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori -. Finalmente l’Antitrust intende far luce sulle speculazioni dei prezzi…”
Carlo Rienzi e Massimiliano Dona sono vecchie “conoscenze” del sottoscritto e, sinceramente, non si capisce come abbiano potuto monitorare e/o rilevare dei prezzi e/o delle speculazioni: sui prezzi non basta andare “a sensazioni”.
E anche una rilevazione puntuale (fatta una volta sola, su un paniere di prodotti su un panel di punti di vendita) non ha valore statistico rilevante alcuno.
L’accusa è comunque pesante e la distribuzione , disunita, non è in grado di replicare, se non per singola azienda : Despar ha detto la sua, così ha fatto Conad, etc..

3 A questa situazione si somma la mancanza di manodopera in agricoltura (che costringe a ridurre le ore lavorate e quindi a gettare o lasciare marcire frutta e verdura già pronta per la raccolta, leggi il Corriere del 9 maggio 2020)
Anche perchè ad oggi si sono presentati solo 20’000 italiani per lavorare nei campi (Corriere della sera dell’11 maggio) e mancano gli stranieri (370’000 lavoratori, secondo Coldiretti, 200’000 secondo Confagricoltura. Principalmente rumeni).
All’orizzonte ci sono accordi per regolarizzare gli immigrati (almeno una parte dei 600’000 presenti in Italia) ma non si sa quanti stranieri verranno assunti, a stagione stra-inoltrata.
La ministra Teresa Bellanova non parla più di mandare i percettori di reddito di cittadinanza nei campi, come faceva il 2 aprile 2020 e, a mia domanda su Twitter, su come mai i rumeni vadano in Germania a lavorare nei campi ma non vengano da noi non mi ha risposto.

4 Sembra che abbia rifatto capolino l’inflazione, soprattutto in frutta e verdura.
Da notare che per l’inflazione in Italia NON esiste un osservatorio dei prezzi serio e qualificato come quello francese : si usano dati ISTAT, Ismea o altri . Coldiretti ha , ad esempio, dichiarato incrementi dell’8,4% per la frutta e del 5% della verdura ma non si capisce come ricavi questi dati).
L’osservatorio francese monitora anche i margini di tutta la filiera : agricoltori, trasformatori e distributori, permettendo quindi un’eventuale riequilibrio dei medesimi a favore delle fasce più deboli.
Conclusione:
la grande distribuzione specula?
Difficile a dirsi.
In un limbo simile però il Codacons (= Carlo Rienzi, un avvocato molto ammanicato e sempre molto “visibile” sui giornali…) può ritagliarsi dei ruoli che non dovrebbe avere.
Lo stesso discorso vale per Coldiretti… ma, commercialmente, anche per Amazon che, sul web, la fà da padrone, vendendo di tutto, anche a prezzi poco competitivi, come ha fatto notare recentemente Mario Gasbarrino.
E intanto l’agricoltura, o gran parte di essa, rischia grosso. Come rischiamo noi, tra possibile penuria di cibo e spinte inflattive.
Per capire cosa succede realmente nel settore del cibo (prezzi e margini) bisognerebbe dotarsi, prima di tutto, di un osservatorio professionale.
Nell’interesse degli agricoltori, dei produttori, dei distributori e soprattutto degli italiani.
Per avere un quadro più ampio dei problemi del cibo ed il Covid-19, nel mondo, leggi qui. E, come si vede sotto i prezzi dei prodotti alimentari, nel mondo, iniziano a salire.



