PFAS: anche l’esposizione agli “inquinanti eterni” contribuisce alla pandemia di obesità
Uno studio danese pubblicato sulla rivista “Obesity” evidenzia un legame tra l’esposizione a queste sostanze chimiche ultratossiche e l’aumento di peso nelle persone obese.
Di Florence Rosier e Stéphane Mandard
La pandemia di obesità, un flagello dei tempi moderni, ha due cause principali riconosciute: un aumento dello stile di vita sedentario e una dieta troppo ricca, grassa e dolce. Ma anche altri fenomeni, meno noti e più insidiosi, contribuiscono a questa epidemia galoppante, come l’inquinamento chimico. Uno studio danese, pubblicato mercoledì 19 aprile sulla rivista Obesity, fornisce nuove prove.
Questa pubblicazione scientifica incrimina la famiglia PFAS (sostanze per- e polifluoroalchilate). Chiamati anche “inquinanti eterni” per la loro estrema persistenza nell’ambiente, questi composti ultratossici sono già stati associati a una lunga lista di patologie: tumori, diminuzione della fertilità, problemi cardiovascolari, aumento dei livelli di colesterolo, diminuzione della risposta immunitaria ai vaccini… Sono presenti in una moltitudine di beni di consumo: stufe in teflon, imballaggi alimentari, giacche Gore-Tex… Ora sono sospettati di contribuire alla pandemia di obesità.
La parola “pandemia” non è eccessiva. Nel 2022, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha stimato che oltre un miliardo di persone erano obese nel mondo. Insieme al sovrappeso, si ritiene che l’obesità causi almeno 1,3 milioni di morti all’anno. In Europa, un bambino su tre in età scolare è già in sovrappeso o obeso.
L’impatto delle diete misurate
Lo studio pubblicato il 19 aprile ha utilizzato i dati di una coorte europea di quasi 1.800 individui che, tra il 2006 e il 2008, hanno misurato l’impatto di cinque diete sull’evoluzione del peso delle persone obese. Inizialmente, tutti i partecipanti dovevano seguire una dieta molto rigorosa di 800 calorie al giorno per otto settimane. Quindi, coloro che avevano perso almeno l’8% del loro peso iniziale sono stati estratti a caso per seguire, per ventisei settimane, una delle seguenti cinque diete: una dieta “sana”; ricco di proteine ma con un basso indice glicemico (che aumenta leggermente i livelli di glucosio nel sangue); ricco di proteine e con un alto indice glicemico; basso contenuto proteico e con un basso indice glicemico; Basso contenuto proteico ma con un alto indice glicemico…
Il risultato finale di questi test è stato che “l’incremento di peso era dovuto più alla presenza di PFAS nel sangue che da diete che fanno ingrassare” (Philippe Grandjean, Università del Sud della Danimarca, principale autore dello studio).
Gli autori dicono anche che “l’esposizione umana ai PFAS è elevata. La loro attività che induce l’obesità suggerisce che i PFAS contribuiscono alla pandemia di obesità“…
“Il PFOA si trova nel sangue del 100% degli adulti e dei bambini”… “E’ stato massicciamente utilizzato dalla fine degli anni ’50, soprattutto per la produzione del TEFLON delle padelle antiaderenti, questo PFOA contamina ancora suolo e acqua, anche se è stato proibito nel 2020. Associato al rischio di cancro del rene e dei testicoli è stato classificato com probabilmente cancerogeno dallo IARC”.
L’Unione europea sembrava orientata nel proibirli ma la spinta anti ambientale della destra sembra aver rimesso tutto in gioco.
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