Questo è il backstage di una vicenda mai chiarita completamente prima d’ora (2020).
Trattasi del tentativo di acquisto di Esselunga ad opera del gigante Walmart ( all’epoca il suo nome era Wal-Mart, con il trattino in mezzo)
La possibile offerta venne sbandierata da tutte le testate economiche e di settore dell’epoca.
Qui vi abbiamo riportato alcuni articoli che ne hanno parlato e che fecero “epoca”, creando tensione in Esselunga e nella mia vita.
p.s.: le deleghe di a.d. mi erano appena state tolte
Sotto : due articoli de :
Il Corriere della Sera 3 settembre 2004
Il Mondo 17 settembre 2004
In questa situazione si fecero avanti anche le cooperative aderenti a Coop Italia, nella persona di Aldo Soldi. Una mossa poco astuta, che porterà – almeno in parte – alla reazione paterna con il libro “Falce e Carrello”.
Sulle vicende Esselunga -Coop esiste il resoconto di una parte della vicenda su questo sito.
Sotto : Il CorrierEconomia dl 27 settembre 2004 dove spuntava l’interesse delle cooperative
Ora vi domanderete : “ma l’offerta di Walmart era reale?”
Io non l’ho visionata ma sembra esserci stata eccome , visto che mio padre mi chiese una procura in merito.
Sulla vendita mio padre mi propose una sorta di piano.
I punti di un possibile accordo, trattati nello studio del notaio Giovanni Ripamonti ( presenti : Bernardo Caprotti, Giuseppe Caprotti e Filippo Donati, uno dei miei due avvocati ) , erano:
- donazione del 2,81% delle azioni (1) della holding che detiene Esselunga a Bernardo
- scissione di Esselunga dalla parte immobiliare
- procura a vendere
- trust a favore dei miei figli per il patrimonio immobiliare.
Al di là della proposta, umiliante e indisponente, del trust a favore dei miei figli (2) , feci di tutto per compiacere mio padre e le mie sorelle, Violetta e Marina Caprotti , che – molto probabilmente con Giuliana Caprotti – volevano vendere.
E, visto che la mia offerta dell’anno precedente era stata respinta, diedi solo un assenso di massima all’accordo, senza sottoscrivere nulla.
La trattativa si arenò sulla richiesta da parte di Bernardo Caprotti di una procura generale, che avrebbe potuto dare a mio padre l’accesso al mio conto in banca, le chiavi della mia auto, etc.
Scopriremo più tardi che Bernardo, nel 1996, senza dircelo, ci aveva fatto firmare una procura generale che però Walmart riteneva “vecchia” e non sufficiente per chiudere la trattativa con Esselunga
Fatto stà che l’affare sfumò ed Esselunga rimase italiana.
(1) nel 1996 Bernardo aveva intestato ai tre figli (Giuseppe, Violetta e Marina) le azioni di Supermarkets Italiani, la holding che controlla Esselunga. Per poi riprendersele nel 2011 senza dircelo (con la procura “vecchia”, di cui nessuno sapeva nulla).
(2) l’idea di Bernardo era quella di vendere Esselunga e tenere la parte immobiliare: a me sarebbero stati tolti il lavoro, l’azienda, la dignità e a anche i soldi (che sarebbero finiti in un trust e sarebbero stati gestiti da terzi, a favore dei miei figli).
L’interesse di Walmart per Esselunga proseguì per qualche tempo ma senza esiti (dissi NO un’altra volta).
Sotto trovate alcune lettere sulla vicenda
Bernardo Caprotti a Giuseppe Caprotti sulla procura il 3 luglio 2005
Giuseppe Caprotti a Bernardo Caprotti sulla procura il 6 luglio 2005.


