La pizza senza glutine e senza lattosio della Nestlè, una novità di novembre 2015
prima stesura: 26 ottobre 2014, aggiornato il 25 novembre 2015
In un mercato in crisi come quello editoriale sono state lanciate ben due riviste sulle intolleranze.
Probabilmente ciò significa che il mercato c’è…
Sotto : la copertina della nuova testata Zero, uscita a giugno, rivale della rivista Free.
Nel marzo 2014, nell’articolo Le linee di prodotti “senza” della Coop Svizzera, segnalavo come il colosso della distribuzione d’oltralpe avesse capito le tendenze di mercato, creando la linea di prodotti a marchio Coop Freefrom.
In ottobre del 2014 The Economist (articolo sotto) scriveva che :
1) Mc Donald’s, negli USA e in Gran Bretagna, ha fatto una scelta gluten free, accantonando l’ opzione veg.
2) l‘ industria alimentare sta passando dai prodotti veg a quelli gluten free.
e la GD, in Italia, non è da meno: Coop Italia ha una linea veg ma anche gluten free
ma anche le rivali Carrefour e Conad hanno le loro linee senza glutine
3) In Gran Bretagna le vendite di prodotti veg sono scese del 30% dal 2008.
4) negli USA il mercato “gluten free” è esploso e il fatturato è passato da 5,4 a 8,8 miliardi di $ (+ 38,6%) negli ultimi due anni.
Eataly propone panini gluten free
Gluten-free food
Against the grain
A growing desire to avoid gluten is changing the food industry
Oct 25th 2014 | From the print edition
MCDONALD’S is by no means the most accommodating of fast-food chains to people with special dietary requirements. Its American restaurants and some in Britain do not serve a meat-free burger (though other vegetarian dishes are on the menu). But in a week-long promotion ending on October 21st, the chain’s British outlets offered a new burger whose fillings, though not the buns, were free of gluten, an allergen commonly found in wheat.
At first, that may seem to be an odd decision. Vegetarians outnumber those who avoid gluten. But the food industry is finding that there is no longer much money to be made in making meat-free products. Sales of alternatives to meat have flattened in America in real terms since 2008; in Britain they have plunged by a third.
For intolerant shoppers
Consumer demand for products without gluten, however, is rising rapidly. Health-conscious Americans were first to avoid it in significant numbers. Sales of gluten-free food and drink there have surged from $5.4 billion to $8.8 billion over the past two years, according to Mintel, a market-research firm. They are set to grow a further 20% by 2015. Europe is now quickly catching up: there is double-digit sales growth in most countries, with Britain leading the way. This makes for tasty business. Sales in America of food untainted by gluten are forecast to grow by a further 61% by 2017, with similar increases expected in other rich countries.
Shops have reshuffled their shelves and restaurants rewritten their menus to keep up with demand. Big supermarkets have been slimming down their range of vegetarian products and are stocking more gluten-free lines. Even small convenience stores in remote parts of rural Ireland and Italy now stock ranges of gluten-free bread and cakes. Restaurants, in particular, have rushed to launch menus that banish the stuff. The number of options that leave out gluten in British restaurants has tripled since 2011, says Emma Read at Horizons, a data firm. That is less because restaurateurs fear losing bookings from diners who want to avoid gluten, but more that they worry that their family and friends will not come along either.
Yet some retail analysts fret that the wheat-free bubble will eventually burst, as it already has for meat substitutes. Many doctors say that only a few of the one-in-ten households that now regularly buy such products have a member with coeliac disease and a medical need to avoid gluten. But research from Monash University published last year shows that many more people may be sensitive to other allergens that are found in wheat. And according to a survey by Kantar, a research firm, only 22% of people who buy gluten-free food say they do so for non-medical reasons. This could be one foodie trend that turns out to be much more than a fad.
5) Solo il 22% dei consumatori che usa il gluten free lo fa per ragioni mediche.
E che questa tendenza potrebbe non essere una moda passeggera (= “fad“)…
In Italia, ci sono 3800 strutture della ristorazione che aderiscono al network Aic (Associazione Italiana Celiachia),
il Corriere della Sera, seguendo le orme del “Guardian”, ha decretato che
il senza glutine è stata una delle tendenze a tavola dell’anno 2014…
Novak Djokovic si nutre di prodotti senza glutine, ha scritto un libro in cui ne parla e presta la sua immagine alla catena di ristoranti gluten free della famiglia.
“Quand’ero bambino i miei genitori gestivano una pizzeria, per cui ho mangiato così tanta pizza per così tanti anni che sospetto di essermi procurato un’intolleranza al glutine e a i latticini”
N. Djokovic
Il bestseller del dottor Davis, che spopola negli USA in copertina dice:
“perdi il frumento, perdi peso”
In Italia si parla di intolleranze sui giornali, alla radio e alla tv:
Tiziana Colombo è un’autorità in merito
Allergie ed intolleranze si riflettono sui consumi degli italiani come rilevano i dati Nielsen sulla prima colazione, vedi in proposito:
“Crisi, allergie ed intolleranze influenzano i consumi delle prima colazione degli italiani”
la linea del dottor Schar della Coop svizzera (extension line del dicembre 2014)
Un tester per la celiachia in vendita in un supermercato della Migros (CH)
sotto: un esempio della linea senza glutine della Barilla e i nuovi corn flakes senza glutine della Nestlè
grosse catene della GD, come la Conad…
o l’Unes hanno creato angoli gluten free
perfino strutture simili ai discount, come questo outlet del dolciario di Corso Buenos Aires a Milano, hanno sezioni dedicate al “senza glutine”…
e ce le hanno ormai anche le più piccole superette
A riprova di questa popolarità i prodotti gluten free sono recentemente entrati nel paniere di rilevazione dell’ISTAT (*)
Il settore vale ormai 237 milioni di € per 4000 referenze (numero di articoli) in Italia. Mentre il fatturato mondo sarebbe pari a 9 miliardi di $.
Per la fine del 2015 un terzo degli americani potrebbe acquistare prodotti marchiati gluten free.
fonte: Aic (Associazione Italiana Celiachia), Corriere della Sera 13 marzo 2015
Sotto: la pagina del bilancio sociale di Esselunga del 2003 che segnalava la possibilità di accedere al prontuario di Aic
La lista dei prodotti senza glutine presente in Esselunga riscosse, già all’epoca, un’enorme successo:
venne gestita , stampata e distribuita in svariate migliaia di esemplari dal dottor Claudio Arnoldi che mi aveva già affiancato nelle vicende relative a ogm, ufficio stampa ed Esselunga Bio, vedi in proposito:
Gli ogm, la GD e l’ufficio stampa di Esselunga
Esselunga bio, ovverosia l’avventura del biologico.
Esselunga bio, l’avventura del biologico 2
(*) è buffo che Il Sole 24 ore, giornale di Confindustria, continui a prendere come riferimento il Codacons…
Se infatti si guarda il rapporto sui consumi dell’Istat 2013, pubblicato l’8 luglio 2014, si legge :
…”La sostanziale stabilità della spesa alimentare, a fronte di una diminuzione di quella non alimentare, determina l’aumento della quota di spesa destinata ad alimentari e bevande (dal 19,4% del 2012 al 19,5% del 2013).”
Nel 2013, lo spostamento dal non alimentare all’alimentare c’è stato (i dati 2014 non sono ancora disponibili) ma si tratta di una percentuale risibile:
il peso dello 0,1% sulla spesa annuale media di una famiglia italiana è pari a 28,3 €…
L’avv. Carlo Rienzi ha quindi sicuramente perso l’ennesima occasione per tacere.
E Il Sole 24 ore dovrebbe prendere altre fonti di riferimento per questo genere di dati , visto che il Codacons di queste questioni ne sa poco o nulla, come avevo già evidenziato in Come sono andati i saldi estivi?..
Il ristorante- drogheria Noglu a Parigi (Noglu = no glutine)
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