Sopra : cover ricavata da una Pubblicità dell’Armando Testa
Prima stesura 18 settembre 2019 . Articolo aggiornato il 24 dicembre 2021 e sempre molto valido.
Premessa :
1) Ho avuto una vita decisamente complicata : è dal 1972 che la mia famiglia “litiga”.
2) non è detto che io rifaccia l’imprenditore. Magari succederà, magari no.
Lo farò se troverò un progetto che mi appassiona.
3) Per ora scrivo – il mio sito ha avuto 338’000 utenti singoli (anno terminante a novembre 2020), e mi occupo della Fondazione Guido Venosta perchè mi diverte e mi stimola.
E basta.
Grazie.
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Tutti noi vogliamo vendere qualcosa, in un modo o in un altro.
A volta si tratta di prodotti o servizi. In altri casi si tratta solo della nostra immagine o della la nostra reputazione.
I social hanno accelerato questo processo, creando l’illusione che tutti, ma proprio tutti, possano essere a portata di click; sempre, in ogni momento della giornata e dell’anno.
Non è così.
Molte persone – all’epoca dei social – mi ricordano un dejà vu: quando lavoravo alla Dominck’s di Chicago fui avvicinato dalla Citterio, nostro fornitore in Esselunga . Il loro direttore generale voleva che gli dessi una mano per far entrare i loro prodotti nell’assortimento della catena statunitense.
Ci furono numerosi tentativi di contatto e, alla fine, la signora Margaret Di Matteo, buyer di categoria ,nonchè figlia del proprietario (il signor Dominick Di Matteo Junior), si stufò e Citterio non entrò alla Dominick’s a causa della troppa insistenza dei suoi funzionari.
Tornato in Esselunga, dopo due anni di tirocinio negli USA e un altro periodo in negozio in Toscana (a rifornire gli scaffali, a Camaiore e in sede a Firenze) divenni buyer a Milano e – nella gestione operativa commerciale di tutti i giorni – assistetti a “scene della malavita” da parte dei fornitori.
I loro funzionari – ad esempio – provavano a contattare tutti gli interni degli uffici acquisti, a prescindere dagli incarichi di ogni singolo compratore…
E cioè se vendevano – ad esempio – biscotti , e non trovavano il buyer di settore, cercavano di parlare con un altro compratore – magari dei vini – pur di parlare con qualcuno!
Ovviamente ottenevano solo di irritare il personale in forza agli acquisti.
Molte scelte dei buyer funzionano per pura simpatia… E il fastidio dell’insistenza genera invece antipatia. Ciò vale anche nella vita di tutti i giorni, non solo nella gdo.
Prima di mandare un messaggio o una mail pensateci su. E se lo fate personalizzatelo/a.
Una mail o un messaggio lavorativo inopportuno equivalgono – secondo me – ad un selfie dove viene scritto sotto il luogo dove si trova la persona ma si vede… solo la medesima ( e non il posto) !
In entrambi i casi (messaggio lavorativo inutile e selfie altrettanto inutile…) si tratta, sempre secondo me, di analfabetismo digitale.
Qual’è la morale di questi esempi?
PRIMA di contattare una persona ponetevi sempre questi quesiti :
- Con chi ho a che fare? Consiglio, ad esempio, di leggere il profilo Linkedin ( o il curriculum vitae) della persona che si vuol contattare.
- La persona che sto contattando è quella giusta? E cioè potrebbe VERAMENTE acquistare quello che io ho bisogno di vendere?
- E’ il caso di disturbare le persone durante il week-end o in un periodo di vacanze ufficiali (es.: Natale, Pasqua, 1° Maggio, etc.)? Secondo me NO!
- se la persona – dopo il primo tentativo – non mi risponde ci provo – ad esempio – altre 27 volte? Idem, No.
- Provarci sempre e comunque, a prescindere da quello che ho già scritto, è giusto? Ancora No. Provarci sempre, a tutti i costi, vuol dire perdere per sempre una possibilità di contatto con chi si vorrebbe averlo. Vale per me ma anche per altri!
La realtà “aumentata” dei social non ha fatto crescere la reale disponibiltà delle persone:
se – ad esempio – dovessi incontrare – de visu – tutti i miei “amici” di Facebook o di Linkedin – e parlo di quelli che non conosco personalmente – mi ci vorrebbero anni.
Linkedin dovrebbe servire per il lavoro, Instagram per delle foto (possibilmente piacevoli , se non belle) , Twitter è molto orientato alla politica ma c’è anche altro… e Facebook è generalista.
Idealmente tutti questi strumenti dovrebbero essere un luogo pubblico, “d’incontro” e di scambio, pacifico e conviviale.
Nessuno di questi è un sito d’incontri personali, concepito per trovare “l’anima gemella”.
A tal proposito Zuckerberg ha creato – Facebook Dating (dating in americano : appuntamento galante. V. “Facebook diventa agenzia matrimoniale“, Il Sole 24 ore del 6 settembre 2019).
E per quanto riguarda il sottoscritto:
1.Secondo me le consulenze gratuite – soprattutto online! – non funzionano. E quindi non ne do.
Il lavoro va sempre retribuito poichè la retribuzione è una misura del valore della persona che lo svolge.
Cercate le consulenze gratuite online altrove se credete che possano “funzionare”.
Comunque se tornassi a far consulenza retribuita – cosa che non credo – guarderei al progetto (se mi piace bene, sennò niente).
2. Ho vissuto 16 anni “con gli avvocati”, civilisti e penalisti.
Oggi, dopo un lungo e pesante percorso, ho venduto la mia quota.
3. Gestisco i social e il mio sito personalmente, non ci sono intermediari.
4. D’ora in poi, in privato, rispondo solo a persone che conosco, che ho visto in faccia e/o che hanno un motivo serio per contattarmi (es. : a volte mi arrivano articoli interessanti).
5. Dei possibili “incontri galanti” ho già detto. E, oltre ai progetti di Facebook, esistono siti a ciò dedicati.
6.Mi spiace non poter accettare come “amici (virtuali) ” moltissimi produttori (e/o venditori di servizi, legali, finanziari, digitali) che, una volta infilatisi nella mia “rete”, mi chiederebbero – ad esempio – come aiutarli ad entrare in Esselunga, mentre io non c’entro più nulla.
7.Mi rincresce anche non poter “andare a cena” o “prendere un caffè” con chiunque me lo chieda : siete troppi – migliaia – e do priorità ad amici e parenti stretti.
8. Non devo niente a nessuno. E non sono “Babbo Natale”.
9. Sentirsi un “target”, non è una sensazione molto piacevole per chi, come me , spesso, la subisce.
10. non gradisco esser preso per “telefono amico” (di giorno ma ancor meno di notte o il weekend).
11. LinkedIn : la richiesta di contatto se avvenuta mi costringerebbe a vedere contenuti di persone molto spesso lontanissime dai miei interessi (tra l’altro LinkedIn, purtroppo, assomiglia sempre di più a Facebook, una sorta di “discarica”, dove si butta un pò di tutto, alla rinfusa..).
Meglio seguirmi e basta se non appartenete ai miei mondi.
Tutte le pubblicità dell’Armando Testa, usate per questo articolo, create con la nascita dell’ufficio Marketing di Esselunga, sono presenti su questo sito.